“Io non ho mai dato l’autorizzazione definitiva alla trasferta” di Maria Grazia Paturzo a Tokyo nel 2014 “perché il suo viaggio costava troppo e non era in linea con la sua missione” di temporary manager di Expo per gli “eventi del World Expo Tour e quello non lo era”. Lo ha spiegato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ex ad di Expo 2015 spa, testimoniando nel processo milanese a carico di Roberto Maroni per presunte pressioni per far ottenere un contratto e un viaggio a due ex collaboratrici. Sala, testimoniando davanti al collegio della IV sezione penale nel processo che vede tra gli imputati il governatore lombardo, accusato di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, ha spiegato di aver “subito deciso che non era il caso” che Paturzo (ex collaboratrice al Viminale del governatore) partecipasse al viaggio a Tokyo del 30 maggio-2 giugno 2014 perché quello, come altri, era un evento “organizzato dalla Farnesina per promuovere Expo per la festa del 2 giugno”. E non rientrava, dunque, ha chiarito Sala, “nella missione” di Paturzo, temporary manager di Expo per il “progetto del World Expo Tour, un’iniziativa della Regione Lombardia”. Il primo cittadino ha quindi ribadito le dichiarazioni rese in sede di indagini.

“La mia intenzione – ha chiarito Sala – era di far sì che Paturzo non andasse a Tokyo, perché il suo viaggio costava troppo, settemila euro era la cifra che mi aveva detto Malangone (ex dg di Expo, già condannato a 4 mesi per induzione indebita in abbreviato, ndr) e non era in linea con la sua missione”. E ha chiarito di aver scelto per quella situazione la “via di disincentivare la Regione” affinché Paturzo non partecipasse alla missione a Tokyo, perché in quello, come in altri casi, “il mio ruolo era anche quello di ricondurre al buon senso per far capire che non era il caso, tiravo la palla in avanti, in pratica. Non ho mai detto un ‘no’ netto a Malangone, ma gli ho detto di far presente che la cifra per il viaggio di Paturzo mi sembrava troppo alta e di segnalare anche che quell’evento non c’entrava con il World Expo Tour”.

Al pm Eugenio Fusco che gli ha chiesto, poi, cosa significasse la email che all’epoca Malangone scrisse a Roberto Arditti, allora capo della comunicazione di Expo, dove il primo diceva, a proposito della trasferta di Paturzo, ‘ok capo allineato’, Sala ha risposto: “Io credo significasse ‘capo informato della situazione’, altrimenti avrebbe scritto ‘capo d’accordo'”. Secondo la Procura, Maroni avrebbe voluto che Paturzo fosse inserita nella delegazione della Regione per il viaggio a Tokyo e che fosse spesata da Expo, perché il Pirellone non poteva coprire i costi. Da qui, sempre secondo l’accusa, le presunte “pressioni” di Maroni su Malangone, attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello (anche lui imputato), e l’accusa di induzione indebita. Maroni, poi, non andò a Tokyo (dove la delegazione fu guidata da Mario Mantovani) ma a Berna, sempre per promuovere l’Expo per la festa della Repubblica.

Cristian Malangone, all’epoca dg di Expo “venne da me e mi parlò di due persone segnalate dalla Regione e, dopo la mia resistenza ad assumerne due, mi disse ancora ‘non due al massimo una’ e io ridussi ad una e dissi anche che l’incarico doveva essere temporaneo” per verificare “il buon funzionamento del progetto World Expo Tour” ha spiegato Sala. Maroni, ha raccontato Sala, “mi parlò di promuovere l’Expo con un tour in diverse capitali mondiali, mi disse che sarebbe stata un’iniziativa della Regione con costi a carico della Regione e il mio parere fu positivo”. Non fu, però, Maroni, ha precisato Sala, a dirgli della volontà della Regione di collocare in Expo due persone, ma fu “Malangone a parlarmi di ciò”. La richiesta per Paturzo “era di un contratto per due anni, ma si arrivò a 6 mesi prorogati per altri 6″. Il legale di Maroni, l’avvocato Domenico Aiello ha voluto, però, “ribadire” ai giudici che il contratto con Expo di Paturzo era soltanto un’iniziale ipotesi d’accusa nei confronti del Governatore, ma che poi “è tramontata” e non è nelle imputazioni.

Sala ha precisato che furono due suoi collaboratori dell’epoca “Malangone e Arditti (capo della comunicazione di Expo, ndr)” a parlargli di “questa segnalazione dalla Regione per due persone”. Maroni nel processo è imputato anche per aver turbato una gara per favorire l’assegnazione di un contratto di collaborazione con Eupolis, ente di ricerca della Regione, a Mara Carluccio, altra sua ex collaboratrice al Viminale. “La mia risposta ai miei collaboratori – ha detto Sala – è stata la risposta standard: se la società Expo avesse manifestato un bisogno, ci si sarebbe poi rivolti ai soci in primis (tra cui Comune e Regione, ndr) e se i soci non avessero indicato profili adeguati per quel bisogno si sarebbe andati sul mercato a scegliere la persona”. E ha poi raccontato che fu Maroni a parlargli del progetto World Expo Tour, iniziativa della Regione a cui diede l’ok, e poi Malangone a dirgli ancora delle “segnalazioni della Regione”. In relazione, invece, alla trasferta a Tokyo a cui avrebbe dovuto partecipare Paturzo, Sala ha fatto presente: “Malangone aveva avuto mandato da me per segnalarmi eventuali anomalie di spesa per le missioni, cosa che ha fatto in quel caso”. Malangone, stando alla deposizione di Sala, “mi ha anche detto che discuteva con Ciriello (capo della segreteria di Maroni, ndr)” della possibile partecipazione di Paturzo al viaggio. Sala ha anche ricordato: “Maroni mi chiamò poi un paio di giorni prima della missione a Tokyo e mi disse che per questioni di agenda sarebbe stato troppo impegnativo per lui in termini di tempo andare a Tokyo e mi chiese se avessi altre destinazioni, io gli suggerii Berna e lui andò là”. Sempre a promuovere Expo in occasione della Festa del 2 Giugno. E ha aggiunto: “Con Maroni non ho parlato della Paturzo”.

“Non ho letto il contratto” di Maria Grazia Paturzo se non dopo la notizia “dell’indagine” ma “sapevo” che il suo ruolo riguardava “la gestione del World Expo Tour” ha dichiarato Sala. Rispondendo alle domande, anche riformulate più volte, di Domenico Aiello, legale di Maroni, il primo cittadino ha sottolineato che “la faccenda di questo viaggio”, e cioè la trasferta, poi negata, di Paturzo a Tokio a seguito di Maroni e del suo staff “ha preso due o tre giorni: prima digli di no, poi chiama Ciriello (Giacomo, capo della segreteria del Governatore, ndr)….”. Sala ha ammesso di aver avuto bene in mente “che stesse per nascere un attrito con il socio Regione Lombardia. Siccome Malangone (Christian, ex dg Expo, ndr) – ha continuato – mi aveva precisato che riceveva telefonate e inviti da Ciriello, la mia idea era di dissuadere Ciriello a rinunciare”.

Durante il controesame abbastanza teso e reso difficile da interruzioni e contestazioni al difensore di Maroni da parte del pm e del presidente del collegio Maria Teresa Guadagnino, lo stesso Aiello ha fatto notare a Sala che la delibera con cui la Regione dava il via libera al World Expo Tour era di otto mesi dopo l’assunzione della Paturzo. A questo punto l’ex ad ha spiegato che “il ruolo assegnato alla Paturzo era per mia conoscenza relativo a World Expo Tour. Ma con la notizia delle indagini ho riletto la job description e ho visto che aveva poteri più ampi. Presumo di aver vistato il contratto, che era di 6 mesi”. Riguardo allo ‘scarto’ temporaneo e all’assenza della parola World Expo Tour dal contratto Sala ha spiegato: “Noi gli abbiamo dato l’incarico temporaneo perché la Regione ci aveva assicurato” della “futura” realizzazione dell’iniziativa del WET. Quando poi Aiello ha mostrato altri biglietti di personale Expo, anche non dirigenti, che avrebbero viaggiato in ‘classe magnifica’, Sala ha ripetuto che la procedura prevedeva eccezioni “qualora il funzionario, ad esempio, doveva viaggiare a fianco del ‘capo’ per lavorare durante il volo” e che comunque, Malangone, è sempre stato attento segnalando “le anomalie” come quella relativa alla Paturzo. Poi il presidente del Tribunale ha bloccato l’avvocato Aiello e non ha ammesso più alcuna domanda sulle spese dei viaggi di altri funzionari in quanto “non contestualizzate”. L’udienza si è così chiusa con la riconvocazione del sindaco per concludere il controesame. Si ritorna in aula il 23 febbraio.

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