Avevate creduto che si fosse davvero arrivati il 27 febbraio in Aula, alla Camera, per discutere un testo (uno qualsiasi) della legge elettorale? Illusi: la palla finisce un po’ più in là, per l’ennesima volta. Il nuovo start è fissato a dopo le motivazioni della Corte Costituzionale che ha tolto il ballottaggio all’Italicum. La decisione è della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio che già a inizio gennaio a passo di carica aveva dato un bello spintone alla discussione fino a dopo la sentenza della Consulta. Le motivazioni dei giudici dovrebbero arrivare entro 30 giorni, quindi entro il 24 febbraio. Certo, magari gli alti magistrati saranno più veloci nella scrittura delle motivazioni rispetto a quanto accaduto con la camera di consiglio. Di certo sarà un po’ più complicato arrivare alla discussione in Aula di una proposta di legge il 27 febbraio. Perché prima dovrà esserci l’esame e il voto in commissione e visto che i partiti non sono d’accordo su nulla e ciascuno ha la sua ricetta personale non si prevede una passeggiata né in commissione né in assemblea. Così – per gli amanti delle statistiche – dal 5 dicembre che è il giorno in cui tutti hanno detto che la legge andava cambiata subito si arriverà a parlare di qualcosa come minimo a metà febbraio, cioè 70 giorni dopo.

La decisione del rinvio a dopo le motivazioni è stata presa dall’ufficio di presidenza della commissione su input di alcuni gruppi (cioè tutti i partiti che non vogliono andare a votare nemmeno sotto tortura) a sollevare la questione in punta di regolamento. In una lettera alla presidente Laura Boldrini e al presidente della commissione Andrea Mazziotti Di Celso avevano citato l’articolo 108 del Regolamento della Camera secondo il quale occorre attendere le motivazioni della sentenza della Corte per poi intervenire sul piano legislativo. A firmare la lettera Forza Italia, Area Popolare, Civici e Innovatori, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Sinistra Italiana e il Gruppo Misto (in particolare Idea di Gaetano Quagliariello e i verdiniani di Ala). E la richiesta è stata accolta: Stappano spumante dalle parti di Forza Italia, che se ci fosse una classifica dei partiti che hanno meno voglia di andare alle elezioni sarebbe sicuramente in testa. “Grande soddisfazione – si legge in una nota dei deputati azzurri – Ha vinto la linea della ragionevolezza e del buon senso. Nessuna forzatura dunque, ma grande serietà e responsabilità”.

All’ufficio di presidenza il capogruppo del Pd in commissione Emanuele Fiano ha da una parte chiesto l’incardinamento del ddl del Pd che ripropone il Mattarellum, dall’altra ha detto che occorre attendere le motivazioni della sentenza della Corte; questo però non impedisce, ha sostenuto, che nell’attesa si possa iniziare la discussione generale. Per il M5s Federica Dieni ha chiesto di iniziare subito l’esame del ddl proposto (che estende il sistema della Camera al Senato con l’eliminazione dei capilista bloccati) perché “sicuramente” esso è costituzionale. Anche la Lega Nord, con Cristian Invernizzi, ha sollecitato un pronto inizio dell’esame: “Il popolo si è espresso per un voto anticipato” ha ricordato, in linea con i mantra di Matteo Salvini.

Nel frattempo, certo, verranno incardinate ufficialmente le proposte: avverrà il 9 febbraio. Ma finché non usciranno le motivazioni non si metterà mano, perché non potrà iniziare l’esame delle varie proposte. “Il Pd – scrive in una nota il Movimento Cinque Stelle – oggi ha dimostrato che vuole arrivare a fine legislatura. Hanno fatto melina in prima commissione, affermando di voler aspettare le motivazioni della Corte costituzionale. In realtà non vogliono far arrivare nessun testo sulla legge elettorale, all’esame dell’Aula, in programma il prossimo 27 febbraio”. A parole il Partito democratico vuole arrivare in Aula “nei tempi previsti” come dice il capogruppo in commissione Emanuele Fiano. Ma la missione sembra quasi impossibile. La controprova sono le parole del leader della minoranza democratica Roberto Speranza che ribadisce che “bisogna lavorare a una legge elettorale senza nominati e che favorisca la governabilità”.

Tuttavia, lentamente, forse finalmente si comincia a parlare del merito più che del metodo e della tempistica. “Abbiamo chiesto di incardinare non una, ma tutte le proposte di legge elettorale presentate dai deputati del Partito Democratico” dice Fiano. Tra questi c’è ovviamente il Mattarellum sul quale erano sembrati convergere Lega Nord e Fratelli d’Italia. Ma già durante la discussione in commissione tutto può succedere.

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