È fatta. Il 31 gennaio, in serata, è stato firmato il contratto integrativo di mobilità del personale docente. L’intesa è stata sottoscritta da Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals-Confsal con la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Un accordo arrivato dopo alcune settimane di trattativa e il no della Gilda: “Per noi si tratta di coerenza. Siamo stati in piazza contro la “Buona Scuola“, contro gli ambiti, la chiamata diretta, il licenziamento dei precari dopo 36 mesi ora non possiamo abbassare la testa. I colleghi hanno ottenuto qualche risultato ma non basta”. Tante le novità rispetto all’anno precedente che ha visto in movimento circa 200mila docenti. La mobilità targata Fedeli non manda in soffitta definitivamente la Legge 107. Anzi, mantiene la chiamata diretta dei dirigenti e gli ambiti territoriali ma segna una svolta sul fronte delle scelte degli insegnanti che non saranno più nelle mani di un algoritmo.

Ecco i punti fondamentali siglati dai sindacati.

Primo punto: l’articolo 6 del contratto stabilisce che “ciascun docente potrà esprimere con un’unica domanda fino a quindici preferenze di cui al massimo cinque scuole, sia di ambiti diversi che del proprio ambito, sia per la mobilità interprovinciale che per quella intraprovinciale”. Addio al vincolo triennale su una scuola e benvenuta alla continuità didattica per i ragazzi. Dal prossimo anno chi sceglierà un istituto avrà la garanzia di restare in quella scuola. Il contratto tiene conto della novità prevista nella Legge di Bilancio per il 2017: il passaggio di una parte dell’organico di fatto in organico di diritto comporta una variazione dell’organico della scuola. “Si tratta – spiega la segretaria nazionale di Cisl Scuola – di una forma di cacciavite che smonta e rimonta la Legge sulla “Buona Scuola”. Viene ripristinata la titolarità di scuola obbligando i docenti alla permanenza ed evitando la precarizzazione introdotta con l’incarico triennale. Se un docente raggiungerà la sua sede definitiva non sarà più sottoposto al rinnovo di contratto”. Un peggioramento secondo il segretario della Gilda Scuola Rino Di Meglio: “Scelte le cinque scuole non si potrà più scegliere un comune ma un ambito senza sapere dove si andrà a finire e con degli ambiti troppo grandi e pensati a tavolino. E’ solo questione di tempo ma finiranno tutti nell’ambito”.

Secondo punto: lo svincolo dai tre anni è una misura straordinaria. Tutto potrebbe cambiare il prossimo anno. “Nel 2016 c’è stato il caos dell’algoritmo – aggiunge Lena Gissi della Cisl Scuola – mentre nel 2017 c’è l’eccezionalità ad aprire a questa nuova mobilità grazie al fatto che ci saranno circa 18mila posti che favoriranno l’assestamento. Resta da vedere che accadrà con il rinnovo del contratto collettivo“. Un autogoal secondo Di Meglio: “La questione delle cinque scuole è solo per quest’anno. Non sappiamo che accadrà nel 2018”.

Terzo punto: La mobilità avrà un’unica fase per ciascun grado scolastico e consentirà a tutti i docenti, anche i neo assunti, di presentare istanza.

Quarto punto: “La mobilità all’interno della provincia precede quella interprovinciale”. La Cisl ritiene che non vi sia alcuna discriminazione grazie al fatto che la macchina opererà in una fase unica: “Si metterà in atto una forma di semplificazione. Chi farà domanda a livello provinciale libererà un posto che sarà immediatamente messo a disposizione. La contemporaneità della mobilità sarà utile a tutti”, spiega Lena Gissi.

Quinto punto: “La mobilità professionale prevale su quella territoriale nei soli passaggi di ruolo. Nei passaggi di cattedra si segue l’ordine di priorità indicato dal docente”. E’ stato stabilito un 10% di posti sulla mobilità professionale. Troppo pochi per chi critica questo accordo ma Lena Gissi guarda con ottimismo alla fase di revisione del contratto.

Sesto punto: resta la chiamata diretta. Con tanto di benedizione della Cisl e maledizione della Gilda che proprio per questo non ha firmato il contratto. “Il nome corretto è chiamata per competenze“, specifica Lena Gissi che sottolinea come “sarà il collegio docenti a stabilire i criteri per questa fase”. Una scelta respinta dal segretario della Gilda Scuola: “Non è cambiato nulla rispetto alla 107. Non è migliorato proprio niente”.

Settimo punto: l’assegnazione provvisoria. Tutta da definire. Per ora c’è una pronuncia da parte della ministra che dovrà tener comunque conto delle decisioni della magistratura in merito ai ricongiungimenti famigliari.

Per i docenti del Sud che sperano di tornare a casa dopo un anno al Nord “sarà solo questione di fortuna”, dice Di Meglio. Per il resto restano gli ambiti e il rapporto tra dirigente e docente.

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