“Andremo fino in fondo, perché i fatti che stanno venendo fuori sono molto gravi e le indagini dovranno accertare se si tratti o meno di episodi isolati, ma anche tutti i soggetti eventualmente coinvolti, a qualsiasi livello”. È il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino a parlare a ilfattoquotidiano.it del fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura di Napoli e da lui coordinato sullo scandalo ‘Listopoli’ scoppiato dopo la pubblicazione dell’inchiesta del quotidiano Il Mattino sui candidati a loro insaputa nelle liste presentate alle ultime elezioni comunali. La Guardia di Finanza ha acquisito oggi, negli uffici elettorali del Comune, una serie di atti relativi alle candidature. Ad oggi, ufficialmente, sono cinque i presunti casi di illecito che riguardano candidati, tra cui una ragazza down di 23 anni, finiti a loro insaputa nella lista ‘Napoli Vale’ che ha appoggiato la corsa alla poltrona di sindaco di Valeria Valente del Pd, ma un altro nome sul quale si stanno effettuando accertamenti risulta inserito nella lista ‘Pensionati d’Europa’ che sosteneva Gianni Lettieri. Non si esclude, però che l’inchiesta possa allargarsi. “Questo potranno stabilirlo solo le indagini, attraverso le quali – sottolinea il procuratore aggiunto – puntiamo a chiarire tutte le responsabilità”. Come dire: è probabile che qualcuno sapesse, ma ad oggi non è ancora possibile capire a che livello ci sarebbe stato coinvolgimento da parte dei politici. E quindi neppure sapere se Valeria Valente potesse o meno essere a conoscenza di quanto stesse accadendo.

L’AVVIO DELL’INCHIESTA – Tutto è partito da qualcosa che non quadrava nelle verifiche sulle candidature che spettano alla Corte d’Appello. “Bisogna verificare se i candidati hanno giustificato e rendicontato le spese – spiega D’Avino – e, poiché in alcuni casi,  questi adempimenti non erano stati ottemperati, la Corte ha inviato una richiesta ai diretti interessati”. Peccato che i destinatari degli avvisi siano caduti dalle nuvole, spiegando che loro di quella candidatura non sapevano proprio nulla. A quel punto la Corte ha prima chiesto notizie all’Ufficio elettorale del Comune su una decina di casi. Sei sono quelli esaminati finora: da una prima verifica è risultato che sotto quei nomi ci fossero le firme dei candidati e di chi le ha autenticate. “A noi sono arrivate sei segnalazioni e su quelle stiamo lavorando, cercando di acquisire materiale dal Comune, ma non escludo che ci siano altri casi” aggiunge D’Avino. Nel frattempo, tra l’altro, qualcuno si è anche mosso autonomamente, presentando una denuncia.

DIECI I CASI DA ACCERTARE – Nella lista ‘Napoli Vale’ Federica, la 23enne affetta da sindrome di down, la cui madre ha già sporto denuncia per il furto d’identità subìto dalla figlia, ma anche un avvocato, uno studente universitario di 24 anni e altre due candidate, una che ha portato al Pd una trentina di voti e un’altra che era già a conoscenza di essere finita nella lista, perché la madre se n’era accorta leggendo i manifesti in campagna elettorale. A questi cinque nomi, se ne aggiunge un altro della lista ‘Pensionati d’Europa’. Altri tre i casi all’attenzione della Finanza e riguarderebbero due candidati della lista ‘Napoli Vale’ e uno presente in ‘Terra Nostra’, civica in appoggio a Marcello Taglialatela. “L’eterogeneità dei candidati – spiega il procuratore aggiunto – e, ad esempio, anche la presenza tra di loro di un avvocato, farebbe pensare a una scelta non mirata, quasi casuale, ma questa è solo un’ipotesi”.

IL RUOLO DEI CONSIGLIERI. E DEI PRESENTATORI DELLE LISTE – Al momento non ci sono iscritti nel registro degli indagati. Il fulcro dell’inchiesta è la caccia a chi ha autenticato le candidature, ma non solo. Nomi presenti nella carte acquisite proprio oggi dalla Guardia di Finanza. La stessa candidata del Pd ha chiesto l’accesso agli atti attraverso il suo delegato della lista. Di fatto alle elezioni comunali dello scorso anno, mentre il Pd fece autenticare i candidati da un notaio, Valeria Valente fece ricorso ai consiglieri comunali che, in qualità di ufficiali pubblici, potevano certificare l’autenticità delle candidature. Almeno tre quelli su cui si concentreranno le attenzioni degli inquirenti: Salvatore Madonna, Enzo Varriale della lista ‘Moderati’ e Antonio Borriello, ex capogruppo democrat, in corsa per il Pd in Comune dopo che a marzo era stato ripreso in un video di Fanpage mentre consegnava un euro a una donna che si accingeva a votare alle primarie e oggi non riconfermato in Consiglio comunale. Agli accertamenti sul ruolo dei consiglieri, si aggiungeranno anche quelli sui presentatori delle liste.

L’ATTACCO DEL GOVERNATORE DE LUCA – E mentre Valeria Valente dichiara di sentirsi parte lesa in questa vicenda, chiedendo l’accesso ai dati, il presidente della Regione Vincenzo De Luca passa all’attacco e, nel suo spazio settimanale su Radio Kiss Kiss Napoli parla di “una vicenda indecente, indegna e vergognosa”, invocando “tutti gli accertamenti dovuti”. E sulla possibilità che sia tutto frutto ‘solo’ di un errore di approssimazione, chiosa: “Mi pare complicato”. A prendere posizione, per quanto riguarda il caso della 23enne affetta da sindrome di down, è stato anche Antonio Nocchetti, presidente dell’associazione ‘Tutti a scuola’, che si batte per difendere i diritti dei ragazzi disabili. “Ha un grande valore simbolico il fatto che la denuncia provenga da un cittadino disabile e dalla sua famiglia” ha dichiarato Nocchetti, secondo cui “appare chiaro dagli ultimi sviluppi che le regole fondanti la scelta della rappresentatività alle ultime elezioni comunali di Napoli siano state ampiamente eluse”. E conclude: “Silenzi, omissioni e balbettii non sono più ammessi da parte di nessuno. Questo è un fatto inquietante. Bisogna capire se ci trovavamo di fronte ad un caso isolato o al cospetto di un vero sistema di illegalità”.

Articolo Precedente

Strage di Viareggio, l’Anm contro l’avvocato di Moretti: “Sentenza populista? Delegittima i giudici”

next
Articolo Successivo

Cyberspionaggio, restano in carcere i fratelli Occhionero. Riesame respinge istanza difesa

next