Piacenza 1997: 8 morti, zero condanne – È rimasto senza colpevoli il deragliamento del Pendolino “Botticelli” che nel gennaio 1997, a Piacenza, causò la morte di 8 persone e il ferimento di altri 29 passeggeri. A processo finirono 25 dirigenti delle Ferrovie dello Stato, imputati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ferroviario colposo. Tutti assolti nel 2001 “per non aver commesso il fatto”. Il pm Paolo Veneziani sosteneva che, oltre all’errore dei macchinisti, entrati nella curva all’ingresso della stazione a una velocità di 163 km/h, una concausa della tragedia sarebbe stata attribuibile alla modifica del ‘codice 180‘. Fino all’estate del 1992, infatti, a protezione di quella curva c’era un segnale (‘codice 180’, appunto) che frenava automaticamente i treni in arrivo a una velocità superiore ai 115 km/h. Poi le Fs decisero di aumentare a 185 chilometri all’ora la velocità minima di entrata in azione. Secondo i periti della difesa, invece, quel codice era semplicemente un segnale di distanziamento treni e non un dispositivo di sicurezza, quindi il deragliamento del “Botticelli” – sul quale viaggiava anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga – sarebbe avvenuto anche senza la modifica.

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Viareggio e le altre stragi. “Condanne non cambiano il sistema. C’è protezione a livello politico, servono i danni punitivi”

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