Finisce anche quest’anno la stagione della caccia, portando con sé una scia di sangue e assurdità. Da settembre 2016 a fine gennaio 2017: 31 morti e 48 feriti, di cui 6 non cacciatori (gente che passava, camminava, pedalava o viveva in quei luoghi). Per non parlare dell’inquinamento da piombo (metallo tossico con cui sono fatte le munizioni): ricordiamoci che entro le fine del 2017, anche l’Italia dovrà vietare il piombo dalle munizioni dei cacciatori.

Molti considerano la caccia uno sport, un passatempo: ma come fa ad esserci leale competizione tra chi è armato e chi è disarmato? La linea tra divertimento e cinismo è molto sottile, e anche il confine tra legalità e illegalità. Secondo alcuni dati, più dell’80% dei reati venatori gravi verrebbero compiuti da cacciatori con licenza, e l’81% dei reati venatori vengono commessi durante la stagione di caccia. Questo dimostra la stretta connessione fra caccia e illegalità. Anche i piani di abbattimento di specie alloctone o infestanti si rivelano soltanto un grosso regalo ai cacciatori.

Un esempio: i cinghiali. Per decenni gli enti provinciali, su pressione delle associazioni venatorie, hanno reintrodotto nelle aree di ripopolamento soggetti provenienti da allevamenti e perfino ibridati con maiali di origine balcanica. Questi ungulati, essendo molto prolifici, hanno completamente soppiantato la specie autoctona. C’è inoltre la cattiva abitudine di molti cacciatori di alimentare artificialmente i cinghiali, causando un aumento della popolazione e danni all’agricoltura.

Le ricerche scientifiche più aggiornate dimostrano che la caccia non è un rimedio efficace per contrastare i danni dei cinghiali all’agricoltura. Metodi alternativi, quali recinzioni elettriche, foraggiamento dissuasivo e il controllo della fertilità della fauna selvatica sembrano essere molto più efficaci.

Altro esempio, molto attuale: il lupo. Dopo secoli di sterminio, il lupo dagli anni 60 sta ripopolando i nostri monti, aiutando a tenere a bada la popolazione di ungulati e mantenendo in equilibrio l’ecosistema. Ai bambini a scuola si insegna che il lupo non è pericoloso per l’uomo, che il lupo ha il terrore dell’uomo, che siamo stati noi uomini a sterminarlo e per questo ora è specie protetta.

A quanto pare però, il nostro governo ha ancora paura dei lupi cattivi: dopo pochi mesi dalla soppressione del Corpo Forestale dello Stato (azione insensata), il governo fa un’azione ancora più insensata: nella Conferenza Stato-Regioni è passato un piano che prevede l’abbattimento controllato di lupi (fino al 5%). Questo piano sarà definitivamente approvato il 2 febbraio. Per il Wwf al momento non ci sono conoscenze sufficienti sul numero di esemplari e la loro reale distribuzione, non c’è neppure la prova di uno stato di conservazione favorevole della specie. Come possiamo pensare di abbatterli senza mettere nuovamente in pericolo la sopravvivenza della specie?

I cacciatori, dal canto loro, gongolano. Impallinare il lupo, il fiero predatore, il loro odiato concorrente, è il più grande dei loro sogni. Meno lupi in giro, più cervi e cinghiali in giro da uccidere. D’altra parte, uccidere lupi non risolverebbe il problema degli allevatori: gli esperti dicono che i branchi di lupi stabili e strutturati tendono a nutrirsi prevalentemente di ungulati selvatici (soprattutto cinghiale e capriolo), mentre gli individui singoli tendono a preferire gli animali domestici. Ogni attività di selezione e abbattimento tende invece a destrutturare i branchi con il risultato contrario a quello sperato: i lupi si disperdono sul territorio, non uccidono cinghiali e ungulati ma preferiscono animali domestici. Per evitare uccisioni di pecore e gravi danni ai pastori, basterebbe dotare i pastori di cani addestrati e recinzioni elettriche, e lasciar uniti i branchi.

Ma la lobby della caccia è molto potente, e non sente ragioni. In Veneto sono riusciti a far approvare dal Consiglio Regionale una legge assurda: introduce pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti di chi cerca di ostacolare i cacciatori, multe fino a 3600 euro per i “pericolosi ambientalisti”. La caccia è inutile, crudele, dannosa. Ma una cosa va detta, a onor del vero. Cacciare non è più crudele e folle di allevare animali in lager, per poi massacrarli in modo industriale.

Ma questa, è un’altra storia.

Articolo Precedente

Milano, emergenza smog. Pm10 per sette giorni oltre i limiti: scattano i divieti

next
Articolo Successivo

Legambiente: “Contaminato da residui di pesticidi un terzo dei prodotti ortofrutticoli sulle tavole degli italiani”

next