Il primo bilancio dell’era Raggi a Roma è realtà: dopo la bocciatura dell’Oref, un mese di gestione provvisoria (con cui era iniziato l’anno) e lavori frenetici in commissione, il Consiglio comunale ha approvato in via definitiva il testo del previsionale 2017. Entro la scadenza del 31 gennaio, risultato che permette alla Capitale di ottenere una serie di bonus dal governo e che viene rivendicato da Virginia Raggi: “Erano anni che Roma non aveva un bilancio così presto. Arriviamo prima di molte altre grandi città: Milano non è pervenuta”, ha detto in Aula la sindaca, facendo riferimento al capoluogo governato dal Pd e da Beppe Sala. La versione bis proposta dall’assessore Andrea Mazzillo prevede qualche milione in più a scuola e trasporti e tanti debiti di bilancio in meno, oltre a delle linee programmatiche più chiare. Ma non basta. La giunta Raggi deve già guardare avanti. È lo stesso bilancio, del resto, a richiederlo: l'”equilibrio esistente ma precario” – come lo hanno definito i revisori – pretende infatti altri interventi. Così i prossimi passi saranno il patto per Roma, il nuovo piano per i rifiuti dell’assessora Montanari, soprattutto la delicata riorganizzazione delle partecipate affidata a Massimo Colomban. Sono le riforme strutturali da cui passa tutto il mandato del Movimento 5 stelle a Roma. Ma su cui pesa l’incognita delle indagini della procura e del destino di Virginia Raggi.

DALLA BOCCIATURA ALL’OK DELL’OREF – A dicembre l’inaspettata bocciatura da parte dei revisori dell’Oref aveva trasformato un appuntamento impegnativo ma tutto sommato ordinario, quale l’approvazione del bilancio di previsione per l’anno prossimo, in un evento straordinario. “Con noi i revisori sono stati particolarmente rigorosi, ma abbiamo vinto la sfida”, può dire oggi la sindaca: 41 giorni dopo è arrivato il via libera definitivo (29 i voti favorevoli, 15 i contrari). Lo stop è stato soprattutto l’occasione per fare un grosso lavoro a fine 2016 sui famosi debiti fuori bilancio ereditati dalle precedenti amministrazioni: sono stati smaltiti 100 milioni, quasi la metà del carico totale, e sopratutto questo, insieme ai maggiori spazi di finanza pubblica concessi dal governo, ha permesso di far quadrare i conti. Nel maxi-emendamento da 81 milioni di spesa corrente (più 110 milioni di investimenti) votato dalla maggioranza in Campidoglio sono stati trovati anche altri risparmi, buoni per colmare (almeno in parte) le carenze lamentate dai dipartimenti, come la mancanza di risorse per le mense scolastiche. “Minime variazioni”, come le ha definite l’assessore Mazzillo. “Modifiche importanti, sostanziali e non marginali”, hanno ribadito i revisori. Evidentemente con l’Oref resta qualche differenza di veduta. Così come restano tutta una serie di rilievi che il Campidoglio dovrà affrontare nei prossimi mesi.

I NODI: PARTECIPATE, IMMOBILI E CANONI – “Se l’ente non si attiva, questa amministrazione è a rischio”, è scritto nero su bianco nel nuovo parere dell’Oref. Positivo sì, ma fino a un certo punto. Il nodo riguarda soprattutto le partecipate: i revisori hanno ribadito la necessità di “provvedere alla cessione delle partecipazioni e/o allo scioglimento delle società non strettamente necessarie al perseguimento dei fini istituzionali”. Grosso modo si tratta del programma di dismissioni previsto dal piano di rientro firmato da Marino, di cui però il Movimento 5 stelle non vuole sentir parlare. Non sono solo le municipalizzate di secondo livello da cedere, poi, ma anche il patrimonio immobiliare. Senza dimenticare la revisione dei canoni di affitto: un progetto di cui l’assessore Adriano Meloni ha discusso più volte, ma che per il momento è stato sempre rinviato.

ORA PATTO PER ROMA, RISTRUTTURAZIONE ATAC E AMA – Per questo il previsionale 2017 è solo il primo passo. Il prossimo dovrebbe essere il cosiddetto “patto per Roma“, chiuso nel cassetto dell’assessore Mazzillo da quasi due mesi. Il mezzo miliardo di euro circa di investimenti contenuto nel bilancio non è sufficiente per la mole di interventi che richiede la città: di questo si sono convinti anche all’interno del M5s. La soluzione è trovare un accordo col governo per rilanciare la Capitale: una bozza delle richieste da avanzare a Palazzo Chigi era stata stilata già a inizio dicembre, e poi congelata a causa del referendum e della crisi in Campidoglio per l’arresto di Marra. Ora i tempi potrebbero essere maturi per riproporlo. Poi toccherà ai rifiuti, uno dei problemi storici della città, che l’assessora Montanari affronterà nel nuovo piano industriale di Ama. E soprattutto alle partecipate, a partire da Atac, il cui dossier è in mano al principale referente romano di Grillo e Casaleggio, l’assessore Massimo Colomban: “Riorganizzeremo le partecipate – ha confermato la Raggi –, ma si sbagliano coloro che le hanno ridotte in questo stato di crisi e ora ne chiedono la privatizzazione”. Le aziende non si toccano, dunque, ma senza dismissione servirà una razionalizzazione davvero efficiente per ridurre una perdita annua da circa 800 milioni l’anno. Su questo dovranno concentrarsi sindaca, giunta e consiglieri nelle prossime settimane, inchieste e crisi interne permettendo. Il vero lavoro, insomma, comincia adesso. In Campidoglio si chiedono solo se avranno il tempo di portarlo a termine.

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