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Pure, il libro di Rose Bretecher racconta la sua patologia: anni passati a cacciare via dalla mente persone nude e organi genitali

Nulla a che fare con i farlocchi “occhiali a raggi X” che vendevano i rotocalchi negli anni ’80, perché dai 15 ai 25 anni Rose ha invece vissuto realmente l’odissea di una rara forma del “Primarily cognitive obsessive-compulsive disorder” (OCD) chiamata Pure O

di Davide Turrini

Vedo nudo. Una notevole somiglianza con Blake Lively, un presente da free lance per testate come The Guardian e The Independent, la 29enne bionda Rose Bretecher non avrebbe nulla di che lamentarsi dalla vita. Se non fosse per un decennio d’inferno passato a cacciare via dalla mente la continua apparizione davanti agli occhi di persone nude, organi genitali e la trasformazione di oggetti o luoghi fisici in parti anatomiche del corpo umano. Nulla a che fare con i farlocchi “occhiali a raggi X” che vendevano i rotocalchi negli anni ’80, perché dai 15 ai 25 anni Rose ha invece vissuto realmente l’odissea di una rara forma del “Primarily cognitive obsessive-compulsive disorder” (OCD) chiamata Pure O. Mentre le forme più conosciute di questa patologia portano le persone che ne sono affette a mettere continuamente in ordine gli oggetti, o a lavarsi le mani ripetutamente senza motivo, alla povera fanciulla inglese le è toccato in sorte la variante con pensieri incontrollabili e di immagini di natura altamente sessuale. Così senza volerlo, in mezzo alla strada tra i passanti, o al lavoro magari mentre le si parava il capo ufficio davanti agli occhi e lei lo vedeva completamente nudo come mamma l’ha fatto.

“Fui come improvvisamente immersa in una continua dimensione ossessiva di paura, 24 ore al giorno, tutti i giorni. Ebbi perfino il timore che forse avevo commesso atti di pedofilia nel mio passato senza accorgermene. Le immagini che mi apparivano di continuo sembravano la prova della mia depravazione”, ha raccontato la ragazza inglese in un’intervista. Aggiungendo che chiaramente dopo certe “visioni” ha cominciato a mettere in discussione anche la sua sessualità. Il decennio di disturbi visivi iniziò per caso. Rose non ricorda nemmeno quando è stata la prima volta che ha iniziato a vedere davanti a sé le sue amiche in topless anche se erano vestiti, estranei copulare in strada, o nuovi colleghi di lavoro completamente nudi. Ricorda invece un paio di episodi davvero sconvolgenti. Il primo durante la visione di un programma condotto da Ray Mears (conduttore di un programma sulle tecniche di sopravvivenza sulla BBC ndr) quando la sua mente ha trasformato una roccia in un’enorme vagina; e ancora quando incontrò in un ristorante di cucina orientale l’attore Jake Gyllenhaal e al posto di uno dei visi più amati di Hollywood le riapparve un’altra vagina, questa volta “danzante”.

La Bretecher ha raccolto le sue memorie in un libro pubblicato in Inghilterra qualche mese fa che si intitola Pure (editore Unbound). “E’ la storia tragicomica della sua vita”, c’è scritto sulla quarta di copertina. A tener banco nel libro è soprattutto il percorso di riscatto della ragazza, la terapia di recupero, l’accettazione di sé e perfino dell’amore. L’unico modo per uscirne è stato l’ “Exposure and Response Prevention” (ERP), una specie di cura Ludovico che costringe il paziente a confrontarsi per davvero con le immagini che lo perseguitano. “Il mio cervello ha fatto un buon lavoro nel farmi dimenticare quel periodo traumatico”, spiega Rose. “Ad ogni modo la conoscenza cognitiva che ho imparato in terapia mi ha permesso di capire che i pensieri sono solo pensieri e non riflettono necessariamente l’intenzione. Invece di perdonare me stessa, ho imparato che non c’era nulla da perdonare”. Oggi Rose vive con un ragazzo che definisce “molto comprensivo” ed è felice. Almeno fino alla prossima porno apparizione.

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