Una costellazione di kibbutz sulle coste del Salento, tra villaggi di pescatori e aridi campi di olivi. È quello che accadde in Puglia, tra il 1944 e il 1947, quando migliaia e migliaia di profughi arrivarono da tutta Europa al confine più estremo d’Italia per dimenticare gli orrori della guerra. Fu così che nei campi per sfollati dell’Unrra, messi in piedi requisendo le ville dei nobili leccesi, si celebrarono in pochi anni quasi 350 matrimoni e nacquero oltre 200 bambini. Una giovane donna regalò il suo abito da sposa a una coppia di ebrei per permettere loro di convolare a nozze, mentre un abitante di Tricase cedeva agli sfollati, per un tozzo di pane bianco, la sua amata fisarmonica

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