Dopo la decisione della Corte Costituzionale, che capiremo meglio leggendo le motivazioni, resta in campo un sistema tecnicamente funzionante, ma disallineato tra Camera e Senato. Questo può lasciare aperta un’esigenza politica, ma non tecnica. E il compito della Corte non era allineare i due sistemi”. Il presidente emerito della Consulta, Valerio Onida, parla all’Ansa poco dopo il termine dell’esame dell’Italicum da parte dei giudici costituzionali.

La Corte ha voluto esplicitare che, con la pubblicazione della sentenza, la legge elettorale sarà subito applicabile. Perché?
La Consulta ha sempre sottolineato l’esigenza che il Paese non resti senza una legge elettorale applicabile sino ad un necessario intervento legislativo. Se i giudici avessero operato un’amputazione drastica, non sarebbe possibile andare al voto prima dell’intervento di una nuova legge. Questa possibilità, invece, è assicurata.

Che tipo di sistema ereditiamo dalla decisione di oggi?
Dopo la pronuncia resta sul campo una legge proporzionale con premio di maggioranza ancorato alla soglia del 40%. Se nessuno lo prende, la ripartizione dei seggi avviene del tutto con criterio proporzionale.

L’Italicum vale per la Camera. Nel Consultellum, valido per il Senato, il premio non c’è. Questo è un problema?
I due sistemi sono ancora disallineati. Ma la Corte non aveva il compito di allineare le due leggi, bensì di valutare se l’Italicum fosse incostituzionale. E ha deciso che il premio non lo fosse, mentre ha eliminato il ballottaggio; non ha toccato né le multicandidature né i capilista bloccati, limitandosi a stabilire che in caso di plurielezione dello stesso capolista questi non può scegliere il collegio, ma si ricorre al sorteggio. Teoricamente si può votare anche con due leggi diverse: il sistema è funzionante. E’ una questione di opportunità politica scegliere se allineare le due leggi, per esempio introducendo forme di premio anche al Senato o togliendo il premio alla Camera. Ma lo deve fare il Parlamento. Anche perché questa non era fra le questioni sollevate dai ricorrenti e infatti la Corte non l’ha affrontata.

Non sarebbe meglio introdurre il controllo di costituzionalità preventivo delle leggi elettorali? Le riforme costituzionali lo prevedevano e lei ha fatto una battaglia contro il quesito referendario.
Tutte le leggi devono poter essere sottoposte a controllo costituzionale. In questo caso il meccanismo cosiddetto incidentale, per cui le questioni non giungono direttamente alla Corte, ma è un giudice che le rinvia nell’ambito di un procedimento, è stato formalmente rispettato. Qualcuno obietta che la questione di costituzionalità era l’unico oggetto delle cause. Ma la Corte aveva già superato questo problema con la sentenza del 2014 sul Porcellum: l’elettore può chiedere l’accertamento del proprio diritto a votare in base a una legge che sia conforme alla Costituzione. Quanto al controllo preventivo, era un aspetto positivo della riforma e l’ho sempre detto. Qualcuno ha obiettato che così il giudizio della Corte sarebbe troppo ravvicinato rispetto al dibattito parlamentare e rischia di essere politicizzato. Ma io credo che potrebbe essere un utile strumento per consentire un rapido controllo sulla tenuta costituzionale della legge prima di votare. Oggi questo strumento non c’è nel nostro ordinamento e i ricorsi sull’Italicum hanno supplito”.

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