“Quello spettacolo non s’ha da fare”. A far alzare le barricate contro la compagnia La Piccionaia che ha in gestione il teatro Astra di Vicenza è lo spettacolo Fa’afafine in programma il prossimo sette marzo per le scuole della città. Oltre 78mila persone capitanate dall’assessore all’istruzione della Regione, Elena Donazzan (Forza Italia), hanno firmato una petizione online su CitizenGo per chiedere alla ministra Valeria Fedeli “di impedire che gli istituti aderiscano” ad un’iniziativa “chiaramente ostile al sano sviluppo psicoaffettivo dei ragazzi; ennesima infiltrazione dell’ideologia gender nelle nostre scuole”.

Un’accusa respinta a gran voce dal regista Giuliano Scarpinato che sta portando questa sua opera in 22 città italiane scatenando in ogni luogo polemiche: “Il gender non esiste, è una specie di sostantivo neutro che non corrisponde ad alcun fenomeno fisico, psichico o sociale. Gender significa genere. Il mio – spiega il regista – è uno spettacolo in cui si narra la vita di tre persone ed in particolare quella di un ragazzino che non corrisponde al sistema binario maschio o femmina cui siamo abituati ma appartiene al variegato spettro delle identità di genere. E’ un testo sull’identità di genere non sull’identità sessuale. Politici come la Donazzan fanno gravissimi errori di espressione non basati su informazioni scientifiche”. Scarpinato ci tiene ad illustrare la questione: “Una cosa è il sesso biologico che è la base di partenza; un’altra cosa è l’identità di genere ovvero la rappresentazione che il maschio o la femmina fanno di se stessi; altra cosa ancora è l’orientamento sessuale. Nel mio spettacolo non si parla di sessualità ma di identità”.

Fa’afafine nasce dalla lettura di un articolo sul settimanale Internazionale che raccontava dell’esistenza di una parola, nella lingua di Samoa, che definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro: Fa’afafine, un vero e proprio terzo sesso cui la società non impone una scelta, e che gode di considerazione e rispetto. Il protagonista dello spettacolo, Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un fa’afafine: “E’ un gender creative child, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina”, si legge sulla scheda di presentazione. Un tema che non è piaciuto all’assessore Donazzan che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Anch’io ho firmato la petizione online per chiedere al ministero dell’Istruzione di bloccare immediatamente l’adesione delle scuole italiane allo spettacolo. Migliaia di bambini e adolescenti saranno condotti dalle scuole ad una rappresentazione che ha l’intento dichiarato di mettere in crisi la loro identità sessuale, la loro stabilità psicoaffettiva. Chiederò alla Fedeli che venga impedita la diffusione di questa iniziativa distorsiva per l’educazione dei giovani e che rischia di rivelarsi una vera e propria violenza psicologica nel periodo di particolare fragilità e confusione dei nostri ragazzi”.

Scarpinato non ci sta e all’assessore replica: “Quello che dice la Donazzan è mistificatorio. Non c’è nulla che possa turbare la psiche o la coscienza, è uno spettacolo poetico, ironico, dolcissimo che parla di amore ed accettazione dell’altro per quello che è. Alla Donazzan e agli altri detrattori dico che prima di esprimere una censura preventiva dovrebbero vederlo. Non solo: l’assessore dovrebbe confrontarsi con Amnesty International che ha dato il patrocinio a questo spettacolo”. Sulla vicenda è intervenuto anche il senatore dell’Udc Antonio De Poli che chiederà approfondimenti al Governo. Intanto il vento delle polemiche su Fa’afafine è arrivato anche a Lucca dove è in programma a fine marzo: il gruppo di Forza Italia ha chiesto al primo cittadino di impedire la messa in scena dello spettacolo ma da Palazzo Orsetti è arrivato un comunicato ufficiale che conferma le intenzioni dell’amministrazione a sostenere l’iniziativa.

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