A seppellire la nuova amministrazione comunale di Brindisi è ancora una volta la spazzatura. Questa volta, a differenza, di un anno fa, non è una questione di arresti. È bastata la revoca di una delega, quella sui rifiuti, appunto, a spingere a un passo dal ko la sindaca Angela Carluccio, ad appena sette mesi dalla sua elezione. La crisi era stata aperta lo scorso 30 dicembre da un nuovo aumento della Tari, per la quale Brindisi detiene già il primato di città più cara d’Italia nel 2016 secondo i dati de Il Sole 24 Ore. Carluccio aveva azzerato la giunta, dopo le proteste per il rincaro giunte da una parte della sua debole e raccogliticcia maggioranza. Quando 18 giorni dopo ha ripresentato la lista dei suoi assessori,  il problema si è ingigantito. Perché la squadra era sostanzialmente identica – tranne che per un volto – ma il vice-sindaco Francesco Silvestre non aveva più la delega ai rifiuti. La goccia ha fatto trabocca il vaso: Silvestre, infatti, è espressione di Pasquale Luperti, terzo più votato in città e uno dei reduci in consiglio – assieme ad altri sei della coalizione vincente a giugno – dell’amministrazione guidata da Cosimo Consales, finito ai domiciliari – poi revocati – con l’accusa di corruzione proprio per una faccenda legata alla gestione dei rifiuti.

A certificare le vere ragioni dello strappo di Luperti, figlio di un boss della Sacra Corona Unita ammazzato nella guerra di mala che ha insanguinato Brindisi a cavallo del nuovo millennio, è stata la stessa Carluccio. “Devo ritenere che la gestione dei rifiuti e delle bonifiche fossero imprescindibili per la sua permanenza nella maggioranza”, ha detto la prima cittadina al Nuovo Quotidiano di Puglia, lasciando intendere quella che a suo avviso è stata la causa scatenante dell’addio del consigliere ed ex assessore all’Urbanistica con Consales, ruolo per il quale è indagato con l’accusa di turbata libertà della scelta del contraente e falso ideologico. Le dichiarazioni della sindaca sono state bollate come “allusioni” dal consigliere, che ha contrattaccato: “La invito pubblicamente a fare nomi e circostanze e soprattutto a chiarire in cosa potrei avere un’interesse”. Fatto sta che, Venuta meno quella delega, Luperti ha fatto saltare l’amministrazione brindisina facendo leva sulla litigiosità tra le anime della maggioranza, da mesi impelagata in dissidi interni, che avrebbe a suo avviso pregiudicato la capacità d’incidere sulla vita cittadina. Appena ventiquattr’ore dopo la composizione della nuova giunta, ha annunciato il venir meno dell’appoggio da parte del suo gruppo e ha presentato una mozione di sfiducia da discutere in consiglio raccogliendo l’adesione di tutta l’opposizione. Salvo salti della quaglia, quando si arriverà al voto, la Carluccio affonderà. E la città tornerà alle urne in primavera.

Se le diciassette firme diventeranno voti in aula, infatti, sarà finita l’esperienza della prima sindaco donna della città pugliese fin qui sostenuta da un gruppo di ex PD cacciati dal partito perché ‘fedelissimi’ di Consales, dai Cor di Raffaele Fitto che a livello nazionale vanta un ottimo rapporto con Massimo Ferrarese, presidente dell’Invimit e ‘padrino’ dell’attuale amministrazione, oltre a una serie di liste civiche dove compaiono recordman di preferenze e mandati consiliari. Lei si dice sicura che fino al voto della mozione ci sia spazio per nuovi ingressi nella maggioranza. Qualcuno insomma dovrebbe dimostrare un “senso di responsabilità” per evitare a Brindisi di vivere due campagne elettorali e due commissariamenti in meno di un anno. Ma il consigliere di Forza Italia Mauro D’Attis, non smentito, ha già annunciato urbi et orbi di aver rispedito al mittente una proposta arrivata da Marcello Rollo, ex assessore regionale e uomo vicino a Massimo Ferrarese.

Si tratterebbe dell’ennesimo atto di trasformismo in una città dove, alle ultime elezioni, gli uomini di destra e sinistra si sono mescolati in un pot-pourri di coalizioni eterogenee alla ricerca del più alto consenso possibile. Una storia per tutte: l’ex presidente della Provincia Michele Errico è stato a lungo accreditato come il possibile candidato del Partito Democratico. Le scelte dei Dem – il cui circolo cittadino è commissariato – sono state diverse e lui ha accettato di diventare il ‘garante della legalità’ della coalizione che avrebbe dovuto sfidare nelle urne. Tra quattro mesi, salvo transfughi dell’ultima ora, si tornerà a votare. Con il Pd traballante, Forza Italia inchiodata al 4% dello scorso giugno e il Movimento Cinque Stelle che non riesce a sfondare, ripartirà un gioco di alleanze e caccia ai recordman delle preferenze. In prima fila ci sarà ancora lui, Pasquale Luperti, leone delle campagne elettorali. Nel 2012, candidatosi con il PD dal quale è poi stato allontanato con polemica da Michele Emiliano, lo votarono quasi mille brindisini, un anno fa il suo nome è stato scritto 815 volte sulla scheda. Festeggiò sui social con alterigia: “Vinco sempre io”. È stato ancora decisivo per staccare la spina. E se davvero si voterà in primavera, c’è da giurarsi, tra coloro che potranno sorridere ci sarà ancora lui.

Articolo Precedente

Roma, giunta Raggi approva bilancio bis: più soldi a trasporti e scuole. E spuntano 5 milioni “dimenticati” da municipi Pd

next
Articolo Successivo

Michele Emiliano: “Il congresso del Pd? Se si aprisse potrei candidarmi. De Luca è interlocutore inevitabile per il Sud”

next