Il vicepresidente del Senato spiegherà di persona perché ha elegantemente bollato una cittadina con l’appellativo di “sterco”, sterco tipico “esempio di scuola @casaleggio”. Ma essendo il senatore Gasparri, probabilmente, non avrà poi molto da temere. E poca soddisfazione ne avrà forse Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore dei Cinque Stelle che ritenendo l’accostamento un poco offensivo s’è rivolto al Tribunale di Ancona. I fatti risalgono a luglio dell’anno scorso, quando il senatore – cosa non inusuale – ha ingaggiato un caustico alterco via twitter con una tal @silviag.

Se ne ha notizia perché il 17 gennaio la procura trasmette il fascicolo a quella di Roma che il 13 dicembre 2016 invia una lettera al Presidente del Senato Grasso, che sta proprio sopra Gasparri nella gerarchia di Palazzo, con l’incartamento che gira intorno allo “sterco”. Il tutto finisce una settimana dopo, come si conviene, all’attenzione della Giunta delle elezioni e immunità parlamentari di Palazzo Madama, che avvia il procedimento di verifica in materia di sindacabilità dei giudizi e delle opinioni espresse.

Facile prevedere cosa accadrà del procedimento penale pendente nei confronti di Gasparri, solo ultimo tra i politici finiti indagati per un insulto. Precisamente, si legge nelle carte della giunta, questo il tenore letterale del commento: “Esempio di scuola @casaleggio, offendono con falsi account e non accettano la verità: siete sterco @SilviaG”. Quale fosse l’oggetto del contendere si perde nella cronologia dei 150mila tweet compulsati dall’esponente del Pdl-Fi. Gasparri chiede di essere sentito. Anche perché il pm nel fascicolo rileva che si tratta di “dichiarazioni extra moenia da sottoporre alla Camera di appartenenza per le valutazioni in ordine alla riconducibilità delle stesse alla previsione di cui all’articolo 68, comma 1, della Costituzione”. Il relatore Pagliari (PD), in occasione della giunta di mercoledì scorso accoglie la richiesta. La parola a @gasparripdl.

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