Una via di Milano intitolata a Bettino Craxi, morto latitante in Tunisia con due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito e una sfilza di procedimenti penali aperti? No, meglio rendere l’onore della toponomastica ad “Ambrogio Mauri, imprenditore morto suicida a causa del sistema corrotto che caratterizzò gli anni precedenti Mani Pulite”. E’ la controproposta lanciata in una lettera aperta al sindaco Giuseppe Sala pubblicato dal blog “Qualcosa di sinistra” e firmato fra gli altri dalla senatrice Pd Lucrezia Ricchiuti, il presidente della commissione comunale antimafia David Gentili (anche lui Pd), WikiMafia, MafiaMaps, Scuola di Formazione Antonino Caponnetto.

In occasione del 17esimo anniversario della morte del segretario Psi, Sala aveva aperto alla discussione sull’onoreficenza da concedere al politico milanese protagonista della stagione di Mani pulite. Una discussione molto celere dato che, denuncia l’appello, “per lunedì 23 gennaio sarebbe stata calendarizzata in Consiglio comunale la mozione del consigliere di opposizione Matteo Forte (di Milano Popolare, lista pro Parisi guidata dall’ex ministro Maurizio Lupi, ndr) che, qualora approvata, impegnerebbe la Giunta a procedere in tal senso”.

Da qui l’appello al sindaco per ricordargli, qualora ce ne fosse bisogno, “quelle tre sentenze definitive emesse dalla Cassazione nei confronti dell’ex-leader del Psi (10 anni per le tangenti Eni-Sai e la Metropolitana Milanese; prescrizione per le mazzette dalla berlusconiana All Iberian); o i 40 miliardi (di lire, ndr) giacenti sui suoi tre conti svizzeri personali, gestiti non da tesorieri Psi, ma dall’ex compagno di scuola Giorgio Tradati e poi dall’ex-barista Maurizio Raggio, destinati agli “interessi economici anzitutto propri di Craxi” (Sentenza All Iberian)”.

Ecco dunque la proposta di una candidatura alternativa. L’imprenditore di Desio Ambrogio Mauri, “da generazioni impegnato nella costruzione di autobus e tram”, che “sottraendosi al giogo delle mazzette che alimentava il sistema corruttivo di allora, mise a rischio la propria impresa per un ideale alto di politica e imprenditoria. Una scelta di campo”, sottolinea l’appello di Qualcosa di sinistra, “che ha pagato a caro prezzo: la sua azienda veniva lasciata fuori da importanti commesse. Fu per questo che si suicidò nell’aprile 1997 nel suo ufficio”.

Conclusione, “poiché sui giornali si parlava delle necessità di intitolare una via a una “vittima”, noi ti chiediamo di farlo, ma non per uno dei principali esponenti di Tangentopoli bensì per una vittima vera di quel sistema”. E’ possibile firmare l’appello online sul sito di Qualcosa di sinistra.

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