E pensare che tutto cominciò con uno sputo. Carla Chiusano, torinese, giovanissima collegiale del molto british Sherbourne School for Girls, dal suo professore d’arte, occhialuto e scapigliato, imparò che bastava un po’ di saliva e passarci sopra uno straccio per ottenere lo sfondo, la campitura, la stesura, le sfumature di un colore, quelle luci e ombre che danno poi profondità al quadro. Incredibile quante cose si possono ricavare con uno sputacchietto d’autore.

Questa tecnica “genuina” Carla l’applicò da subito. Sono passati una trentina d’anni e non ha mai smesso di dipingere. Quando va in vacanza con marito e figlie, lei non scatta foto, ma, taccuino e matita, fa schizzi, ritorna a casa e fa il suo album di immagini. Già, perché Carla è anche una vignettista di talento. E dal suo mix di genere vengono le sue idee migliori.

A questo punto, meglio confessare da subito il conflitto d’interessi. E’ lei che da circa 3 anni firma l’illustrazione, il marchio di fabbrica di “Trash & Chic”. Adesso Carla nella galleria milanese Andrea Ingenito Contemporary Art (AI-CA) espone fino al 25 febbraio i suoi grandi animali invernali, assolutamente in tema con le temperature sotto lo zero di questi giorni. “Winter”, tele di due metri per uno con iconografiche teste di lupo dagli occhi gialli, tigri con occhi blu artico e ancora giganti conigli e orsi polari. Il colore dominante è il bianco ( e tutte le sue sfumature), il suo colore preferito, ma anche il più difficile da ottenere. E poi confessa: un quadro non lo finisco mai. Disegno di getto ma continuerei all’infinito con tocchi e ritocchi. Fino a quando non lo appendo al muro”.

Carla nel frattempo apre un altro capitolo: quello di disegnare le stampe animalier su tessuti per realizzare divani, megapuffi, cuscini, foulard…

La “Carla Factory”, intesa un po’ alla Andy Warhol dove si macinano idee e talenti, ha messo in cantiere un altro progetto che fa convergere il suo senso di pittura classica con la sua vita di ogni giorno. E così Mimmo Calopresti, attore, commediografo e regista, l’ha voluta per il suo docu-film “Conversazioni sull’arte con Carla”. Un cortometraggio fatto di quattro chiacchiere con critici d’arte, psicologi, artisti e curatori di mostre.

La trans del Plastic – Si chiama Stryxia, la famosa transgender dj del Plastic, minigonna stratosferica e chioma fluentissima, glitterata e scintillante, come la musica che spara alla consolle scatenando i più scatenati party harder. Per il popolo della notte è tra le più accreditate influencer di urban style. La sua formula del “One Night”, fa il tutto esaurito. La selezione all’ingresso del super privè del Plastic è feroce, entrano solo quelli dal look eccentrico e zero tabù. Il Plastic rimane l’ istituzione dell’avant garde musicale. Storico locale di Milano nato nel 1980 da un’idea di Lucio Nisi e Nicola Guiducci. Era l’unico night club di Milano “in cui valesse la pena andare”. Sono passati da qui Madonna, Elton John, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen, Keith Haring. Oggi gli abituès delle serate “AristoShock” e “Bordello” sono Stefano Gabbana, Francesco Vezzoli, Federico Guiscardo Ramondini e Alessandro Cecchi Paone.

E’ il luogo dell’Omnia Licet dove la Milano più trasgressiva si mescola con il resto. Dove l’eccentricità fa da padrona, la camicia a righe e il pulloverino sono vietati, si diceva. Non ci si veste per andare al Plastic, ci si traveste.

Non ci sono tavoli da prenotare, né escort al bancone, è soltanto il no limits, il non imporsi limiti, il leit motiv. Non si parlava ancora di “transgender” quando al Plastic erano già di casa.
Mai dire mai. Philipp Plein, lo stilista teutonico cha fa parlare più degli sfasciacarrozze in passerella, di montagne russe e dei sospiri di Grace Jones che dei suoi abiti, ha minacciato che non avrebbe più sfilato a Milano. Invece eccolo, ha cambiato idea, ha cambiato pr e strategia comunicativa e si è affidato alla promoter/dj Natasha Slater. Anche lei è un’influencer, di quelle toste, è il termometro di mode musicali e l’ ideatrice della serata “Punks wear Prada”. Per Plein niente più caroselli, giostre calcinculo e moine sculeggianti di Paris Hilton. All’ultima sfilata uomo, settimana scorsa, modelli bellissimi ondeggiavano sulle note di una Loretta Goggi, Loredana Bertè, Raffaella Carrà… insomma tutte quelle canzoni anni 70/80 in un’atmosfera nostalgico/surreale. Sì, a volte ritornano.

Twitter @januariapiromal

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