“I miei animali hanno forse ventiquattr’ore di autonomia, ammesso che le stalle non siano crollate in queste ore. Non lo so, perché sono irraggiungibili”. Marco Scolastici ha la sua azienda agricola a 7 chilometri da Visso, in provincia di Macerata. La strada provinciale è bloccata da martedì pomeriggio. “Le mie capre e miei asini non bevono e mangiano poco da due giorni – dice l’allevatore marchigiano – Ieri hanno percorso quasi un chilometro sotto un metro e mezzo di neve per abbeverarsi. Oggi non sono neanche riuscito ad arrivare nelle stalle per capire se sono vivi o è venuto giù tutto tra le scosse e il peso della neve”. La situazione di Marco è la stessa di altre decine di aziende zootecniche marchigiane. Isolate, abbandonate. Alla famiglia Scolastici è finora andata bene, se paragonata ad altre situazioni.

A Gualdo 400 capi sotto i tetti crollati – A Belforte del Chienti, il caseificio Di Pierantonio ha subito crolli. Due aziende di Gualdo, nel Maceratese, hanno circa 400 animali sepolti sotto le macerie delle stalle crollate. “Sono qui da stamattina, la situazione è drammatica, allucinante. Non arriva nessuno, ci sono ancora 3 chilometri di provinciale da sgombrare – racconta Enzo Bottos, direttore della Coldiretti Marche – Nell’azienda Lai, che aspetta le stalle provvisorie dal 24 agosto, è venuto giù tutto: ci sono 300 pecore lì sotto, almeno 25 sono sicuramente morte. Anche le stalle dell’azienda Beccerica, sempre a Gualdo, non ci sono più. Aveva 70 vacche da latte, non sappiamo le condizioni degli animali sotto il tetto crollato”. Una situazione simile a quella di Sarnano, nel Maceratese, dove un allevatore ha probabilmente perso una sessantina di bovini. Nei comuni di Arquata e Acquasanta, c’è chi non riesce a raggiungere i propri siti produttivi da due giorni. “In molti casi queste aziende sono state colpite dal sisma del 24 agosto. Aspettavano casette per gli allevatori e stalle per il bestiame. Abbiamo sempre detto che sarebbe stato necessario fare in fretta perché sarebbe arrivato l’inverno – si lamenta Alessandro Visotti, responsabile della Coldiretti di Ascoli Piceno – Invece, nonostante un dicembre clemente, eccoci al punto. C’era tutto il tempo per risolvere i problemi, invece adesso inizieremo la conta dei nuovi danni, evitabili. Ogni impresa che chiude, non riaprirà più”.

“Ho chiamato tutti, chissà quando arriveranno” – Anche Marco avrebbe dovuto ricevere gli stalli provvisori, invece nessuno si è arrampicato fin lì su, sopra Visso, per montare i ricoveri per le sue pecore e i suoi asini. “Ho le stalle inagibili, ma nonostante la Regione mi abbia assegnato le provvisorie, non sono mai arrivate – spiega a ilfattoquotidiano.it – Le mie capre e i miei asini continuano a vivere nelle stalle dove non dovrebbero stare. Non posso lasciarli al freddo e al gelo”. La neve caduta – e che continua a cadere – ha reso impraticabile la strada, “quindi da ore non so se, tra le scosse del mattino e le precipitazioni della notte, il tetto già pericolante abbia retto o meno”. Ma ammesso che i sismi e il peso della coltre bianca abbiano risparmiato la stalla, i problemi restano. “Il terremoto del 24 agosto ha abbassato la falda acquifera, quindi non ho più la possibilità di abbeverare gli animali nelle loro stalle. Da giorni sono costretti a raggiungere un serbatoio a oltre 700 metri di distanza, sommersi dalla neve che in alcuni punti arriva a quattro metri – aggiunge – Si stanno indebolendo: freddo, poca acqua e cibo. Ho chiamato il Comune, la Provincia, i Vigili del Fuoco. Se non liberano la strada entro oggi, da domani sarà un dramma. Non so se e quanti resisteranno senza acqua per così tanto tempo”.

“Ci avevano prospettato un’altra situazione”In queste terre dove si è continuato a lavorare nonostante tutto, adesso è il momento della rabbia. “Banalmente la situazione non è quella che ci era stata prospettata, eppure il tempo non è mancato – dice Alessandro Visotti della Coldiretti di Ascoli Piceno – Sono stato ad Acquasanta poche ore fa, mentre è impossibile arrivare ad Arquata a causa della neve. Gli animali sono lì fuori, chissà in quali condizioni”. I 21 allevatori associati sono tutti nelle stesse condizioni. Spiega Visotti: “Il sito produttivo è stato danneggiato dal sisma dello scorso agosto. Hanno fatto la domanda per gli stalli, sono state effettuate le verifiche, è stata riconosciuta l’inagibilità”. Poi qualcosa si è inceppato. “Il 3 dicembre, ho la data impressa in testa, dovevano essere pronte le piazzole dove montare le tensostrutture prefabbricate. Il compito di ‘preparare il terreno’ toccava a noi, e l’abbiamo fatto. Ma da allora non sono stati capaci di tirarle su. Si è creato un imbuto. Qualcosa non ha funzionato, qualcuno è responsabile”. Il 10 gennaio, sostiene Visotti, si è tenuto un nuovo summit in Regione Marche con la Protezione Civile e il commissario straordinario Vasco Errani per un nuovo piano. Il conteggio è presto fatto: mancavano ancora 700 strutture mobili, tra stalle provvisorie, moduli abitativi e fienili. “Adesso è facile nascondersi dietro il metro e mezzo di neve che non permette di raggiungere gli allevamenti. Pur nell’eccezionalità di questa ondata di maltempo, la realtà è che siamo abituati ad inverni rigidi. È tutto il resto che è mancato”.

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