L’agenzia per il lavoro in somministrazione Trenkwalder, dichiarata fallita lo scorso 7 dicembre, non può pagare gli stipendi arretrati. Le aziende utilizzatrici degli interinali rifiutano di farlo, non rispettando un obbligo di legge. Così, tra le migliaia di lavoratori somministrati dall’agenzia, in tanti ancora aspettano di essere pagati per l’attività svolta. I sindacati confederali degli interinali Felsa Cisl, NIdiL Cgil e Uiltemp denunciano il mancato pagamento delle retribuzioni di settembre, ottobre e novembre. “Segnalazioni in questo senso – si legge in una nota congiunta – continuano ad arrivare da ogni parte d’Italia e riguardano migliaia di lavoratori. Alcuni utilizzatori tra i quali grandi aziende come Carrefour, Electrolux, Abb, si stanno trincerando dietro motivazioni tecniche superabili per non pagare quanto dovuto”. Il caso, dunque, rappresenta un precedente che preoccupa decine di migliaia di lavoratori che lavorano con contratto di somministrazione. Quelli che fino alla legge Biagi del 2003 si chiamavano appunto “interinali”.

La normativa, in casi come quello della Trenkwalder, prevede che il pagamento degli stipendi mancanti spetti alle aziende utilizzatrici. Il comma 2 dell’articolo 35 del decreto legislativo 81/2015 recita esattamente: “L’utilizzatore è obbligato in solido con il somministratore a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e a versare i relativi contributi previdenziali“. Una norma richiamata anche nella nota che il curatore fallimentare dell’agenzia, Sido Bonfatti, ha inviato alle aziende che impiegavano somministrati Trenkwalder, dove si legge che le imprese utilizzatrici sono “obbligate a provvedere al pagamento dei debiti retributivi e contributivi relativi ai lavoratori interinali utilizzati”. “In questa situazione, pagare i lavoratori da parte delle aziende che utilizzano lavoro somministrato è un obbligo di legge”, spiega Bonfatti a ilfattoquotidiano.it. “Evidentemente c’è chi non si rende conto che tale mancanza configura una sorta di evasione previdenziale e contributiva che poi attira sanzioni“.

Trenkwalder è (o meglio era) una delle più grandi agenzie di lavoro in Italia, con quasi 10mila lavoratori somministrati nei settori più disparati: dalla grande distribuzione alla metalmeccanica, dall’alimentare alla chimica e al biomedicale, ma anche facchinaggio, pulizie, portierato, ristorazione. Un blocco finanziario delle banche creditrici, lo scorso ottobre, ha costretto l’agenzia ad attivare la procedura di concordato preventivo, in attesa della liquidità necessaria, ma nonostante un decreto del Tribunale di Modena intimasse di sbloccare le risorse finanziarie, il diniego degli istituti di credito è rimasto e Trenkwalder è stata dichiarata fallita.

I somministrati che hanno potuto si sono dimessi e trasferiti in altre agenzie, mantenendo l’impiego. I circa 400 rimasti sono stati rilevati, a partire dal primo gennaio 2017, dall’agenzia Orienta di Roma. I dipendenti non interinali – un centinaio, addetti ad amministrazione e contabilità – rimasti fuori dalla partita, attendono di conoscere la propria sorte nella speranza di essere “ceduti” con i rami aziendali ancora in cerca di acquirente. “Le cose sono precipitate talmente in fretta che l’agenzia non si è potuta risollevare – dice a ilfattoquotidiano.it Monia Auricchio, funzionaria Nidil Cgil di Modena dove ha sede Trenkwalder. L’augurio è che da questa brutta avventura emerga una procedura collaudata per garantire i pagamenti ai lavoratori delle agenzie interinali che falliscono, come in questo caso, dove i somministrati nelle aziende più piccole non possono neanche reclamare il dovuto per paura di perdere il lavoro”.

Marco Barilli, segretario Nidil Cgil di Reggio Emilia – realtà che raccoglie molti somministrati Trenkwalder – racconta a ilfattoquotidiano.it: “È difficile monitorare la situazione, poiché i lavoratori somministrati sono precari e in molti non si rivolgono al sindacato per paura di essere licenziati, anche se c’è chi si è attivato per procedere con decreti ingiuntivi nei confronti delle imprese utilizzatrici che non stanno pagando. Alcune aziende – prosegue – hanno fatto firmare un verbale di conciliazione in cui i lavoratori, a fronte di una parte degli arretrati, rinunciano a ulteriori pretese, come la Sicam di Correggio, a cui Nidil e Fiom hanno inviato una lettera di diffida; o come la Revifa Reggiana Viterie  – aggiunge – che oltre al mancato pagamento degli stipendi ha anche chiesto le dimissioni dei lavoratori con contratti in scadenza a lungo termine, proponendo in cambio assunzioni di poche settimane“.

di Marco Vulcano

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