Il capo della Polizia Franco Gabrielli ha rimosso dall’incarico il direttore della Polizia postale, Roberto Di Legami, coordinatore dell’indagine sul cyberspionaggio che ha portato in carcere Giulio e Francesca Maria Occhionero. Tra i motivi alla base della decisione anche l’aver sottovalutato la portata dell’indagine sullo spionaggio dei politici senza informare i vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza, né l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, tra le personalità politiche che sarebbero state spiate dai due fratelli romani.

A finire nella rete degli Occhionero sono stati l’ex premier Mario Monti, vertici di istituzioni come il presidente della Bce Mario Draghi e l’ex comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, religiosi come il cardinal Gianfranco Ravasi, enti come l’Enav e la Regione Lazio. Tutti vittime di una massiccia attività di cyberspionaggio organizzata dai due fratelli, arrestati oggi nel corso di un’operazione condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma. Operavano da soli o per conto di qualcuno? Quali segreti sono riusciti a carpire nel corso di almeno sei anni di hackeraggio? Sono alcuni degli interrogativi cui i prossimi accertamenti, anche con rogatorie negli Usa, potrebbero dare risposta.

MALWARE PER INFETTARE PC – Il metodo usato dagli Occhionero – 45 anni Giulio, ingegnere nucleare, già venerabile maestro di una loggia massonica collegata al Grande Oriente d’Italia, 49 anni Francesca Maria, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma – era quello classico del malware: un virus (Eye Pyramid, da cui prende anche il nome l’operazione) che, una volta installato non solo garantisce all’hacker il controllo da remoto del sistema infettato, ma permette anche di sottrarre integralmente i documenti contenuti senza che la vittima possa accorgersene. Lo stesso malware compariva nell’inchiesta sulla cosiddetta P4, ma allora non era stato possibile risalire al reale utilizzatore.

DATABASE CON 18MILA NOMI – Nelle mani degli esperti della polizia postale c’è un database con oltre 18.327 username catalogati in 122 categorie: politici, affari, massoni, ecc. E ci sono anche migliaia di file cifrati che si proverà ad aprire superando le protezioni poste. I server in cui i due avevano immagazzinato le informazioni raccolte sono stati sequestrati negli Stati Uniti dall’Fbi. Tramite rogatoria verrà chiesto l’accesso al contenuto per capire con esattezza quanti e quali dati sono stati rubati ed il reale giro d’interessi degli Occhionero.

PERICOLO COMPROMISSIONI A SICUREZZA NAZIONALE – A partire dallo scorso 4 ottobre Giulio Occhionero – subodorando di essere controllato – ha iniziato a distruggere gli elementi di prova a suo carico cancellando dati che erano presenti nel suo pc e su alcuni server da remoto. Nell’ordinanza di custodia, emessa dal gip Maria Paola Tomaselli, si parla di “disegno criminoso volto ad acquisire, tramite l’utilizzo del malware, informazioni e dati sensibili che permettessero ai due di avvantaggiarsi nel modo della politica e dell’alta finanza”. Ed il pericolo rappresentato dai fratelli era “estremamente grave” nel momento in cui le loro violazioni riguardavano la sicurezza nazionale come nel caso dell’Enav. Ed i dati che saranno acquisiti con la rogatoria negli Usa potrebbero anche far emergere delitti contro la personalità dello Stato.

SORO: “FRAGILITA’ DEL SISTEMA, SICUREZZA INADEGUATA”
Un allarme condiviso anche da Antonello Soro. “Questo caso mette in evidenza dimensioni gigantesche, clamorose di controllo e di spionaggio da parte di soggetti al momento conosciuti parzialmente di personalità della vita pubblica per finalità che al momento possiamo solo immaginare. E non c’è dubbio che questo caso dimostra come quanto sia in ritardo il sistema di sicurezza cibernetica nel nostro Paese” dice il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ai microfoni di La Radio ne parla su Rai Radio1. Per Soro, il caso venuto fuori “è la punta dell’iceberg di una fragilità del sistema che abbiamo anche avuto modo di segnalare negli anni scorsi. Viviamo in una nuova dimensione degli scambi, dell’informazione, della rete, della società digitale, i presìdi di sicurezza sono infinitamente inadeguati rispetto ai rischi che tendenzialmente crescono tutti gli anni: gli attacchi informatici sono cresciuti con un ritmo del 30%”.

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