“Chiuso per ferie fino al 1° febbraio 2017”. È il cartello che campeggia all’entrata del ristorante “La Greppia”, lungo la statale Romea, a San Giuseppe di Comacchio. Il locale del basso ferrarese gestito da Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni terrà le porte serrate ancora a lungo. Nella loro casa, al civico 100 di via Fronte Primo Tronco a Pontelangorino di Codigoro, ne campeggia un altro sulla porta di ingresso, “Area e materiale sottoposto a sequestro penale”.

Fuori, lungo la strada, a parte la spola di tir che vanno e vengono dagli stabilimenti di Conserve Italia e Grandi Riso – due delle poche realtà economiche della zona – si affaccia ancora qualche curioso. Di tanto in tanto arriva un fotografo di agenzia per le immagini di archivio. All’interno fino a 24 ore prima i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche cercavano tracce utili per ricostruire la mattanza commessa dal figlio sedicenne e dal suo amico di un anno più grande, ora indagati dalla procura per i minori di Bologna per omicidio premeditato.

I due, a detta dei loro coetanei, “inseparabili, sia a scuola che nel tempo libero”, hanno confessato dopo dieci ore di interrogatorio cosa è successo dietro a quei muri. La prima versione traballante li voleva reduci da una serata in compagnia, passata nella dependance dove il figlio dei coniugi Vincelli viveva. Il 17enne – 18 anni a novembre – si sarebbe fermato a dormire dall’amico. Poi, attorno alle 5, si sarebbe sentito male e ha chiesto di essere accompagnato a casa, a Caprile, frazione poco distante da Pontelangorino dove abita con i genitori e dove la mattina dopo i carabinieri troveranno in un canale l’arma del delitto, un’ascia, e vestiti intrisi di sangue.

La versione proseguiva con la scuola marinata da entrambi e il ritorno del figlio a casa alle 13, poco prima di chiamare il 112. Ai carabinieri dirà in lacrime di aver trovato la madre morta in cucina e il padre senza vita in garage. Tutti e due con la testa avvolta in sacchetti di plastica. E invece dopo dieci ore di interrogatorio si è saputo che quei sacchetti erano stati messi sia per un goffo tentativo di depistaggio sia per arginare il sangue che colava dalle ferite inferte alle vittime con un’ascia. Non si sa se comprata appositamente da un ferramenta o trovata in casa. Sei colpi sono stati rinvenuti dal medico legale sul cranio di Nunzia Di Gianni. Tre su Salvatore Vincelli.

“Problemi di natura familiare” sentenziano in conferenza stampa il procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi e il colonnello dell’Arma Andrea Desideri. “Ma le indagini sono ancora in corso” per capire il vero movente. Un movente da ascrivere a “un rapporto conflittuale a 360 gradi” con i genitori – fanno sapere fonti della procura – dove il rendimento scolastico sarebbe uno dei tanti motivi addotti dal sedicenne.

Dagli amici si apprende che il clima in famiglia era abbastanza teso, specialmente con la madre, giudicata molto, troppo esigente dal figlio. I litigi erano frequenti. “Spesso perché il ragazzo rincasava tardi” raccontano i vicini. Certo non dipendenti solo dal contesto scolastico. “Non aveva un gran rendimento, ma non ha mai dato segnali che potessero far pensare nemmeno lontanamente a un epilogo del genere”, afferma il sindaco di Codigoro Alice Zanardi. Il primo cittadino ha parlato con la dirigente scolastica Genevieve Abbate che regge al momento il polo scolastico Guido Monaco frequentato dal 16enne. Non era il classico alunno da “7 in condotta, anzi, era uno come tanti suoi compagni”.

Già, i compagni. Il giorno dopo in classe sono sotto choc. “Si dicono increduli – prosegue Zanardi -, non sanno capacitarsi che quel banco sia ora vuoto”. E mentre in paese il parroco don Marco Polmonari sta organizzando una fiaccolata che parta sabato sera dalla casa della doppia tragedia per arrivare fino alla chiesa, in tutto il paese risuona la domanda che è stata fatta dai cronisti anche al colonnello Desideri. Perché far uccidere i propri genitori e per di più in maniera tanto efferata? “È quello che ci stiamo chiedendo da 24 ore”.

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