Come autore in tempi non sospetti di una dura critica al gruppo dirigente Cinquestelle per la sua sciagurata scelta di entrare in un gruppo parlamentare europeo di destra imperniato sull’Ukip di Farage, mi rallegro per l’attuale decisione di abbandonare tale gruppo. Per aver operato all’epoca tale critica con la necessaria durezza  fui addirittura sbattuto come mostro in prima pagina (blogger del giorno) da Grillo, onore del quale gli sono ancora sinceramente grato, tanto più perché la storia mi ha assolto dopo neanche tre anni.

Si pone ora il problema della collocazione politica dei Cinquestelle al Parlamento europeo. Pessima e innaturale mi sembra l’ipotesi oggi affacciata di una loro confluenza nel gruppo liberale. Dalla padella nella brace, dato che si tratta del gruppo più coerentemente neoliberista a Strasburgo, sostenitore sfegatato fra l’altro del pessimo Ttip e responsabile a ogni modo, in larga misura, dell’attuale disastro e mancanza di prospettive dell’Europa, affogata da austerità e primato della finanza parassitaria.

Avevo sostenuto a suo tempo la possibilità dell’incontro fra Cinquestelle e Sinistra europea. Mantengo tale prospettiva, anche se devo dire che sono profondamente deluso dal comportamento individualista e personalista assunto da parlamentari come Barbara Spinelli, nella quale pure avevo risposto voto e fiducia. Finché la sinistra non saprà fare piazza pulita al proprio interno di presunte prime donne (e primi uomini ovviamente) e a bandire la stupida litigiosità e la brama di insulso potere (e sostanziose prebende) da parte spesso di insulsi pigmei che l’ha distrutta in Italia, non si potranno fare passi avanti.

I Cinquestelle dovranno quindi salvaguardare anzitutto la propria autonomia e peculiarità, badando in modo adeguato ai requisiti e aspetti di carattere tecnico legati all’applicazione dei regolamenti parlamentari, ma sapendo al tempo stesso sviluppare un confronto, a partire dai contenuti, che, nonostante i loro limiti, ha come destinatari diretti i componenti della sinistra europea a partire da fenomeni nuovi e originali come Podemos.

I temi su cui sviluppare tale confronto non mancano. Reddito di cittadinanza, governo attivo dell’immigrazione, lotta alla finanza parassitaria attraverso tassazione adeguata e contrasto della speculazione, promozione della piccola impresa, affermazione dei diritti del lavoro, piano di finanziamenti pubblici per assicurare i diritti sociali e soprattutto il lavoro dei giovani, chiave di un futuro oggi soffocato nella culla dagli stolidi governanti neoliberisti dell’Europa morente.

Trovandomi tuttavia al momento in Estremo Oriente, voglio sottolineare soprattutto gli aspetti di tipo globale che tale alleanza può e deve assumere. Visitando ieri il museo della scienza e tecnologia di Shanghai sono rimasto profondamente colpito dal livello di consapevolezza delle famigliole con bambini al seguito che si soffermavano nei settori dedicati ai problemi ambientali. La complessa e articolata legislazione che il governo cinese sta varando in materia ambientale costituisce uno sforzo importante per contrastare il degrado ambientale, ma sempre più c’è bisogno di cooperazione internazionale in questo ambito.

Ma soprattutto c’è bisogno di un’Europa che rompa con le logiche suicide del capitalismo (giustamente condannato in quanto tale da Papa Francesco) e della guerra, specie nel momento in cui le redini degli Stati Uniti sono state assunte da un personaggio come Trump che promette guerre, riarmo, razzismo e devastazione ambientale in proporzioni inedite. Saranno i Cinquestelle all’altezza di questa sfida? E’ questa la vera domanda cui oggi rispondere.

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