Non chiamateli cervelli in fuga, ma “ambasciatori del nostro successo e del nostro talento”. La firma su questa nuova definizione è del ministro degli Esteri Angelino Alfano. Dopo che il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva ammesso come “alcuni era meglio non averli tra i piedi” e che l’allora premier Matteo Renzi aveva bollato l’argomento come mera “retorica”, ora è il nuovo titolare della Farnesina a dare una nuova definizione dei giovani che preferiscono lasciare il nostro Paese e cercare una carriera all’estero. L’occasione è la consegna dei premi sull’innovazione assegnati dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

A margine della cerimonia di consegna dei premi sull’innovazione assegnati dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Alfano ha spiegato come “i nostri talenti all’estero non sono cervelli espatriati, ma italiani che hanno la testa e il cuore, sebbene non i piedi, in Italia e che possono far parte di una rete che non è solo virtuale di nostri ambasciatori che danno una mano anche nell’attivare canali di dialogo. L’Italia è una superpotenza della cultura, della scienza e della bellezza e dobbiamo far valere questo nostro primato – ha aggiunto il ministro – non funziona agendo ognuno per i fatti propri ed è per questo che, come ministero degli Esteri, stiamo lavorando a un piano integrato di promozione del Sistema Italia all’estero, facendo squadra con tutti quelli che possono dare un aiuto”.

Sono stati proprio due di questi italiani a essere premiati: il premio start up è andato al progetto sviluppato da Salvatore Mascia, fondatore negli Stati Uniti della start-up Continuus Pharmaceuticals, come spin-off del Mit, per rivoluzionare il mondo della produzione di farmaci. “È nuovo metodo – ha spiegato Mascia – che abbatte i tempi e i costi di produzione e che permette di realizzare in modo molto semplici farmaci on demand, in base a quello che serve. In futuro i medicinali potranno essere direttamente prodotti e dispensati per le singole farmacie”. Il premio dedicato al mondo della ricerca è andato invece a Carlo Ratti (Mit), uno dei padri del concetto di Smart cities, ossia l’uso delle nuove tecnologie per far dialogare tra loro gli oggetti, come automobili, semafori o cartelli stradali, per rendere le nostre città ambienti più intelligenti, puliti e vivibili. Due giovani italiani che vivono e hanno sviluppato i loro progetti negli Stati Uniti.

Alfano definisce questi cervelli degli “ambasciatori del nostro successo”. Di fronte agli ultimi dati sugli italiani all’estero presentati a inizio ottobre nel rapporto della Fondazione Migrantes,  il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva però sottolineato come talvolta la scelta di abbandonare il Paese rappresenti “un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze”. Dallo studio emerge un aumento del numero degli espatriati del 6,2% nel 2015 rispetto all’anno precedente. A lasciare il Paese soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni, che rappresentavano al primo gennaio 2016 più di un terzo dei 4,8 milioni di italiani residenti all’estero. Anche questo un valore in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente: dal 2006 al 2016 la mobilità italiana nel complesso è aumentata del 54,9%.

Articolo Precedente

Imprenditore, da Napoli alla Spagna. “Nei call center insegnavano a fregare la gente. Qui gli italiani che conosco hanno un lavoro”

next
Articolo Successivo

Consulente legale in California. “In Italia in ufficio a oltranza anche se è inutile. Qui traguardi raggiungibili”

next