Nella notte del 26 novembre 2016 a Genova, sulla collina di Quezzi, una frana ha scoperto le fondamenta di un palazzo di sette piani e ha costretto a passare la notte fuori casa oltre 200 persone, residenti nel caseggiato rimasto “in bilico” e nei due condomini sottostanti. A distanza di un mese, non tutti i condomini hanno accettato di ritornare nel proprio appartamento, sebbene allo stato attuale risulterebbe agibile. I caseggiati in questione sono stati edificati tra gli anni ’60 e ’70 proprio sull’argine del torrente Fereggiano, che nel 2011 esondò provocando l’alluvione. Residenti e amministrazione sono d’accordo nel dare la colpa alla cementificazione selvaggia, ma non è ancora chiaro chi pagherà i lavori di messa in sicurezza del muraglione sul quale è basato il palazzo.
Chi ora teme di più sono i condomini di via Portazza 65, “il Comune è intervenuto per rimuovere i detriti sul torrente, che avrebbero potuto causare un esondazione in caso di piogge intense – riferisce ai microfoni de ilfattoquotidiano.it Gianni Longo, condomino e memoria storica del quartiere -, ma dopo aver effettuato gli interventi di somma urgenza sono spariti tutti, dicono che è un terreno privato, ma la nostra paura è quella di dover pagare noi per errori dei costruttori, sarebbero oltre 300.000 euro che non potremmo permetterci”. In effetti allo stato attuale il palazzo sembra appeso sul Fereggiano, il torrente che ne ha eroso la base e provocato il cedimento di un muro di contenimento, così, sebbene i tecnici abbiano spiegato che i pilastri del palazzo poggiano su una roccia stabile, e il palazzo sembrerebbe non aver subito danni statici, i condomini hanno preferito installare un sistema di allarme collegato con la centrale della Protezione Civile, per segnalare eventuali spostamenti millimetrici.

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