Forse non dai comignoli, anche perché a parte poetiche rimembranze nelle case moderne non ce ne sono più, quest’anno la celeberrima calza della Befana, oltre ai consueti cenere e carbone ci porta sei film di genere, tutti in homevideo. Si parte con Iqbal – Bambini senza paura, lungometraggio d’animazione italo-francese passato un po’ in sordina forse perché non molto elettronico nella sua fattura impostata più su grafiche pastello di disegni per bambini. Ispirato alla vera storia del piccolo eroe pakistano della lotta allo sfruttamento del lavoro minorile Iqbal Masish, il film di Michel Fuzellier e Babak Payami ne racconta prigionia e fuga. Un bambino di dieci anni accetta di tessere tappeti da uno sconosciuto pur di pagare le medicine per il fratello. Ma sarà l’inizio di una schiavitù, rappresentata con colori e danze oniriche dei personaggi come fosse una favola tra la disavventura di un gruppo di bambini e il dramma, sempre a tinte tenui, dei genitori in cerca dei figli. Un film per tutta la famiglia su una storia che tutti dovrebbero conoscere.

Se in Iqbal la madre cerca il figlio, Mommy dell’enfant prodige Xavier Dolan mette in scena una donna dalla vita difficile e il figlio adolescente altamente problematico. Il regista canadese ci si aggiudicò la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2014. La premiazione è inclusa negli interessanti contenuti speciali del blu-ray insieme a interviste illuminanti sulla incredibile maturità di un ragazzo neanche trentenne che parla e spiega il suo mondo nei film e fuori come fosse un autore di lungo corso ma col cuore giovane. L’energia che esplode da questo lavoro, precedente l’ultimo sublime È solo la fine del mondo, è tutta adolescenza difficile, rapporti genitoriali in bilico, fragilità e pulsioni edipiche. Drammaticità palpabili racchiuse in un testo perfetto con lo stesso ordine di un romanzo di formazione, attori illuminati e un gusto estetico che fa delle geometrie urbane e dei suoi abitanti più e meno disperati un continuo afflato visivo.

Anche Julieta è madre ma ne scopriamo gradualmente il passato dal film intimo di Pedro Almodovar. Le rivelazioni sono epistolari. La donna scrive le sue verità alla figlia di cui non ha notizie da anni. Un incontro cambia le cose e la trama si sviluppa tra i racconti della raccolta In fuga firmata Alice Munro e il tocco di Almodovar. Tanti vivaci contrasti cromatici come sempre nel suo cinema a circondare una narrazione intrigante, un lavoro prezioso ma tecnicamente acerbo per l’Oscar che non vinse, e un making of come extra che fa sbirciare dietro i ciak e i green screen utilizzati.

Ispirata a una grande firma letteraria è anche una prima edizione in homevideo Il maestro e Margherita diretto da Aleksandar Petrovic. Purtroppo ancora nessun restauro, quindi tante puntinature che rendono la visione vintage, ma vale la pena darci un’occhiata per la maschera di Ugo Tognazzi e le musiche inconfondibili di Ennio Morricone. Si rispettano storia e tematiche del romanzo omonimo di Michail Bulgakov: l’incrocio tra la vicenda di uno scrittore licenziato nella Russia anni ’30 e il suo testo teatrale, Satana in persona a metterci lo zampino sotto varie spoglie in un susseguirsi di eventi surreali e tragicomici e l’amore gentile d’una donna a tenere il filo. Ne parlano in due interviste esclusive Maria Sole Tognazzi, Barbara Alberti e Amedeo Pagani.

Per cambiare completamente genere, dalla cenere più scura della calza viene fuori il cofanetto di Zombi di George Romero. Con i suoi sei dischi, le versioni restaurate, il montaggio rimaneggiato dal produttore Dario Argento e quello integrale l’edizione definitiva del cult uscito nel ’78 si presenta come compendio horror a venature di critica politica verso il consumismo. Sicuramente un’allegoria tra le più incisive del cinema. Ne parla a lungo nei ricchi contenuti speciali anche Nicolas Winding Refn, insieme ad Argento alla Mostra di Venezia per presentarlo. Per i neofiti, potrete scoprire segreti e note del gore con il creatore di effetti speciali Tom Savini e il musicista Claudio Simonetti. Per gli appassionati, sguazzerete in quel piccolo mondo ormai antico nato in un centro commerciale di Pittsburgh pieno di zombie.

Per chiudere se non proprio in bellezza con una risata, che ci seppellisca tutti o meno, è una riedizione DVD di Così parlò Bellavista. Disco scarno, privo di extra, la commedia di Luciano De Crescenzo resta sempre la summa della napoletanità che descrive anche tanto altro malcostume italico odierno. Con questo bonario zibaldone vesuviano di episodi e personaggi comici si ride con intelligenza. A volte amara, altre a cuor lieve.

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