L’anno che abbiamo appena salutato per sempre è stato anche quello che – tra le tante cattive notizie provenienti da ogni parte del mondo – ha portato con sé in Italia un devastante terremoto, un sisma che ha vissuto due fasi eclatanti: quello di fine agosto, che ha causato centinaia di morti nel centro-Italia ed in particolare ad Amatrice, e poi quello di fine ottobre con interi paesi letteralmente distrutti.

In questo secondo caso i riflettori di tutto il mondo hanno illuminato le zone dell’entroterra marchigiano, facendo diventare quel che restava della distrutta basilica di Norcia il simbolo della devastazione. Proprio dalle parti di Norcia c’è un gruppo di giovanissimi che ha deciso di ripartire, di fatto restando sul territorio e cercando di aiutare i commercianti e le piccole e medie imprese della comunità. E l’ha fatto partendo dalla capacità di “fare rete“, aggregando professionalità molto giovani e creando online un e-commerce, Dajemarche.it. Obiettivo: proporre i prodotti del territorio, quelli legati al settore gastronomico, ma anche le opere dell’artigianato artistico ‘made in Marche’.

Il progetto si chiama Daje Marche e di fatto sin dal nome è un invito all’azione, al darsi da fare, al non mollare mai. L’idea è partita da Paolo Isabettini, architetto trentunenne di Tolentino, ventimila anime in provincia di Macerata. A Tolentino il centro storico è zona rossa e molti si sono spostati. Da qui l’idea: mettere in rete negozianti e imprenditori per creare un e-commerce sul made in Marche.

“Il negozio virtuale sta permettendo a tanti commercianti di trovare quei clienti che non possono passare più davanti al negozio”, precisa Paolo. L’appello è stato raccolto da migliaia di persone e in un mese e mezzo l’e-commerce ha generato 250mila euro, con duemila ordini online e oltre diecimila scatole imballate, soprattutto durante le feste di Natale. “Tutto è nato da un post su Facebook rimbalzato in migliaia di bacheche. Ci hanno scritto anche marchigiani in Lussemburgo, Francia, Australia. Oggi la squadra al lavoro è composta da grafici, fotografi, programmatori, copywriter. E c’è la segreteria per la gestione degli ordini e per la logistica”, racconta Paolo.

Il quartier generale fino a poco fa era in un container di sei metri per due fuori dal paese. Oggi la squadra si è spostata nel centro storico, nel cuore della zona rossa, in uno spazio agibile di duecento metri quadrati. Accanto a loro stanno riaprendo anche i negozi fisici dei commercianti. Perché esserci significa fare la differenza.

Articolo Precedente

Istanbul, Brasile e guerre: il 2017 è già tragedia

next
Articolo Successivo

The Jackal: anno nuovo, dieta nuova. I buoni propositi per rimettersi in forma

next