Un caso d’intossicazione diventato un allarme terrorismo. E invece dopo pochi minuti ecco la smentita categorica degli investigatori: la vicenda dell’uomo ricoverato a Milano per un’intossicazione non ha niente a che vedere con la preparazione di un attacco chimico. Si tratta di un egiziano ricoverato dall’11 dicembre scorso all’ospedale Niguarda del capoluogo lombardo. L’allerta era stata lanciata dall’Ansa: secondo l’agenzia di stampa ad intossicare l’uomo sarebbe stata una sostanza di cui è vietata la vendita. È per questo motivo che ad un certo punto s’ipotizzavano sospetti sulla preparazione di un attacco chimico.

Gli uomini dell’intelligence antiterrorismo hanno però smentito l’esistenza di qualsiasi collegamento tra il caso dell’uomo intossicato e le indagini in corso su possibili reti jihadiste operative in Italia, in Lombardia, e in particolare nella zona di Milano. In particolare gli inquirenti spiegano che il giovane lavorava in un cantiere: sono comunque scattati subito i controlli da protocollo, che prevedono anche perquisizioni e indagini su contatti e frequentazioni, dai quali non è però emerso nulla. Per il giovane non è stata esclusa una esalazione pericolosa riconducibile probabilmente però all’ambiente di lavoro.

Proprio n queste ore le operazioni sul fronte antiterrorismo nell’hinterland milanese hanno subito una repentina accelerazione. Gli investigatori hanno concentrato i loro sospetti su due magrebini. Riserbo assoluto tra gli inquirenti, anche se da alcuni ambienti investigativi trapela comunque un’ipotesi: i piani di attentato di uno o più estremisti potrebbero subire un’accelerazione dopo la morte di Anis Amri, il responsabile della strage di Berlino, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia il 23 dicembre scorso, a Sesto S.Giovanni.

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