Il direttore dell’Offerta Informativa della Rai Carlo Verdelli si è dimesso dal suo incarico, dopo la bocciatura sostanziale del suo piano editoriale avvenuta oggi in cda. Un consiglio di amministrazione informale nel quale, non c’è stata nessuna votazione, ma i consiglieri durante la discussione hanno pian piano svuotato le principali linee guida tracciate dal direttore editoriale. Un’analisi critica, quella dei consiglieri, che ha portato Verdelli alla sua decisione dopo un incontro con il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto. “Sto scrivendo la lettera di dimissioni che consegnerò questa sera al direttore generale” dice all’Ansa Verdelli. “Una persona perbene – aggiunge – prende atto che nella seduta del consiglio di amministrazione odierna il piano da lui messo a punto sarebbe stato bocciato e accantonato, perché ritenuto pericoloso e irrealizzabile“. Per questo Verdelli “non può che prendere atto che non gode più della fiducia dei vertici e rassegnare le sue dimissioni. Non ci può essere un direttore che non ha la fiducia del consiglio di amministrazione”.

Nel pomeriggio si era detto che il piano di riforma dell’informazione della Rai avrebbe dovuto essere “rivisitato” dal consiglio d’amministrazione, un modo carino per dire che sarebbe rimasto poco delle linee guida dell’ex direttore della Gazzetta dello Sport e giornalista di Repubblica. A essere contestate, peraltro, sono state le principali linee-guida proposte: tra queste il trasferimento delle redazione del Tg2 e la formazione di macroregioni, ma alcune perplessità sono state sollevate anche sull’integrazione tra Rainews e Tgr. Indirizzi ai quali Verdelli stava lavorando da mesi in un piano che era stato peraltro anticipato a novembre dall’Espresso.

Le dimissioni di Verdelli hanno anche un significato politico. L’addio di Verdelli, infatti, segue quello di Francesco Merlo, editorialista di Repubblica che il direttore editoriale avrebbe voluto come braccio destro. E ancora prima la redazione di RaiSport aveva sfiduciato il direttore Gabriele Romagnoli, un’altra figura vicina a Verdelli. Tutte figure, tra l’altro, ritenute vicine allo stesso direttore generale di viale Mazzini Campo Dall’Orto, il quale resta l’ultimo segmento della “nuova Rai” nata con le nomine del governo Renzi. Peraltro nel giorno in cui è stato deciso che Bianca Berlinguer – ritenuta di indirizzo anti-governativo – da febbraio prenderà il testimone della prima serata del martedì su Rai3.

Ma a sottolineare questo aspetto non è – come prevedibile – solo Maurizio Gasparri (che addirittura vorrebbe che Verdelli restituisse lo stipendio riscosso fin qui). Ma si aggiunge anche il senatore del Pd Salvatore Margiotta, componente della commissione di vigilanza della Rai: “Dimissioni ampiamente attese e preventivate – secondo Margiotta – Chi, come me, non ha mai fatto sconti a Carlo Verdelli, trova però ingeneroso, opportunista e persino ingenuo, pensare che ci si scarichi da ogni responsabilità addossandole a lui. Per me non esiste il Piano Verdelli: nella precedente stagione, il piano editoriale si chiamava ‘piano Gubitosi‘ e non con il nome dei consulenti”. Per il senatore democratico “se dopo un anno e mezzo, cioè metà mandato del Dg Campo Dell’Orto, si conclude così la stagione Verdelli, non è certo soltanto lui a dovere pagare conto di un fallimento annunciato”.

Tra le altre cose durante la riunione uno dei consiglieri, Arturo Diaconale (nominato in quota centristi), aveva presentato anche un proprio “contro-piano” sull’informazione: “La Rai deve procedere sulla strada della trasformazione in media company rinforzando il suo ruolo di perno del sistema informativo nazionale in collaborazione con i privati nazionali e locali” ha spiegato tra l’altro. Il documento si occupa anche di pluralismo dell’informazione che dovrebbe passare, secondo Diaconale, attraverso “una sorta di personalizzazione dell’informazione puntando sulla formazione e sulla crescita di personaggi televisivi di diverso orientamento culturale”. Esprime dispiacere il consigliere Franco Siddi (nominato in quota Pd): “Esistono diversi livelli di responsabilità. Resto dell’avviso che il tema dovesse essere spersonalizzato e in tale spirito abbiamo lavorato in queste settimane”.

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