Il mondo delle macchine avanza inesorabile, lasciando noi umani… a guardare. Già ora, racconta il lungo reportage del sito MIT Technology Review. Nelle regioni remote dell’Australia, dove le miniere di ferro aperto sono vaste quasi come provincie nostrane, sempre più mezzi e macchinari si spostano ed operano da sé, animati dai “chip”. Spiccano gli speciali camion da miniera, ognuno dei quali ha la dimensione di una piccola casa a due piani: nessuno dispone di un conducente, né di chiunque altro a bordo. La compagnia mineraria Rio Tinto possiede ben 73 di questi titani, capaci di trasportare il minerale di ferro ventiquattro ore al giorno in quattro miniere in questo angolo “rosso come Marte” del nord-ovest australiano.

In quella di West Angelas, i veicoli semoventi lavorano già a fianco di impianti di perforazione della roccia anch’essi automatizzati. La società sta inoltre aggiornando le locomotive che trasportano il minerale per centinaia di miglia verso il porto, modifiche tecniche che permetteranno ai treni di spostarsi non solo autonomamente, ma anche di essere caricati e scaricati automaticamente. Tali operazioni in Australia sono un’anteprima di un futuro più efficiente per tutte le miniere della Rio Tinto, evoluzione che comporterà inevitabilmente la riduzione del personale umano.

La combinazione tra capacità crescenti e caduta dei costi della tecnologia robotica sta permettendo alle compagnie minerarie e petrolifere di “ridisegnare” la faticosa e pericolosa attività di ottenere risorse dalla terra. In questa scelta, la Rio Tinto non è da sola: la BHP Billiton, la più grande compagnia mineraria al mondo, sta anch’essa disponendo camion e sistemi di trapanazione senza personale nelle sue miniere australiane. La Suncor, maggiore compagnia petrolifera canadese, ha iniziato i test con i camion autonomi nei suoi lotti estrattivi nell’Alberta. Tecnicamente, la Rio Tinto utilizza camion senza conducente forniti dalla giapponese Komatsu: i veicoli guidano lungo i percorsi utilizzando sistemi GPS di precisione, individuando margini ed eventuali ostacoli tramite sensori radar e laser.

camion robot

Sostiene Rob Atkinson, a capo della produttività alla Rio Tinto: “La flotta esistente, insieme agli altri progetti di automazione, sta già dando frutti. I camion senza conducente hanno dimostrato di essere circa il 15% più economici da gestire rispetto ai veicoli con gli esseri umani al volante: un risparmio significativo, in quanto il trasporto delle merci è di gran lunga il più elevato dei costi operativi di una miniera. Abbiamo intenzione di alimentare questa evoluzione nel modo più rapido possibile; i veicoli autonomi e le macchine automatiche possono lavorare senza sosta, risultando inoltre più prevedibili e sicuri nel modo di condurre le operazioni, senza sprecare mai tempo. E si usurano in misura minore, poiché vengono azionati sempre in maniera corretta”.

Del resto, secondo gli esperti, l’ambiente minerario è tra i luoghi che più facilmente si prestano all’automazione rispetto ad altri come il trasporto e le strade pubbliche, poiché è mantenuto rigidamente sotto controllo. Resta, di fondo, il delicato problema dell’occupazione.

Atkinson riconosce che queste evoluzioni tecnologiche portano inevitabilmente a ridurre i livelli di personale, anche se si generano alcuni nuovi posti di lavoro nella manutenzione e gestione delle macchine autonome: “E’ una situazione che dobbiamo gestire con attenzione, ma è pure una realtà della vita moderna”.

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