“La notizia della segnalazione di Giulio Regeni alla polizia, il 7 gennaio scorso, da parte di Mohamed Abdallah (il capo del sindacato autonomo degli ambulanti del Cairo) è nota agli inquirenti dal 9 settembre scorso”. Lo riferiscono fonti della procura di Roma, precisando che la notizia fu resa nota con un comunicato congiunto emesso dopo un vertice con i colleghi egiziani. Anche il video dell’ultimo incontro tra Regeni e il capo degli ambulanti del Cairo, Abdallah, da questi citato in un’intervista apparsa ieri sull’edizione araba dell’Huffington Post, è agli atti dell’inchiesta romana dal 7 dicembre scorso, diversamente da quanto riportato da alcune ricostruzioni del contenuto del video secondo cui il ricercatore avrebbe chiesto danaro al capo del sindacato. Al contrario, precisa, fu Regeni a prospettare ad Abdallah la possibilità di presentare un progetto per un finanziamento di 10mila sterline a favore delle iniziative degli ambulanti.

Queste notizie, insieme all’ammissione di Abdallah di aver segnalato ai servizi segreti egiziani Giulio Regeni, arrivano in un momento di normalizzazione dei rapporti fra Italia e Egitto. Al-Masry Al-Youm, quotidiano egiziano, ha pubblicato il 25 dicembre scorso la notizia, appresa da fonti della Farnesina, che Giampaolo Cantini, nominato da Matteo Renzi a maggio scorso ambasciatore d’Italia in Egitto, arriverà a gennaio al Cairo prendendo il posto lasciato vacante, dall’aprile scorso, dall’ambasciatore Maurizio Massari, assegnato a Bruxelles. Rapporti in distensione, come ha fatto capire il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni durante la conferenza stampa di fine anno che ha spiegato che la linea del governo in questi mesi è stata improntata “alla fermezza e alla richiesta di collaborazione verso le autorità egiziane” e “dopo i depistaggi iniziali, abbiamo visto una collaborazione molto utile“.

Progressi sul piano politico ma anche in quello economico. L’Eni infatti ha annunciato di aver firmato due nuovi accordi di concessione per i blocchi offshore di North El Hammad e North Ras El Esh, situati nelle acque convenzionali dell’offshore egiziano del Mediterraneo, che la società si era aggiudicati nell’ambito del Bid Round Internazionale competitivo Egas 2015. Eni, informa una nota, è operatore del blocco North El Hammad con la quota del 37,5% in compartecipazione con Bp, con il 37,5%, e Total, con il 25%. Il blocco, che ricopre un’area di 1.927 Km quadrati, è situato a ovest delle aree di sviluppo di Abu Madi West e Baltim-Baltim Sud, dove recentemente Eni ha effettuato le importanti scoperte di Nooros, in produzione da agosto 2015 e Baltim South West. Eni possiede anche una quota del 50% nel blocco North Ras El Esh in compartecipazione paritetica con Bp, operatore. Il blocco è ubicato a sud-ovest delle aree di sviluppo di Temsah e Port Fouad. Queste nuove assegnazioni, che seguono quelle recenti del blocco onshore Southwest Meleiha, nel deserto occidentale, e Shorouk, Karawan e North Leil, situati nelle acque profonde dell’offshore egiziano del Mediterraneo, consolidano ulteriormente il portafoglio titoli e la posizione di Eni in Egitto, paese di importanza storica e strategica per la società, e confermano la determinazione nel perseguire l’attività esplorativa del paese, dopo le importantissime scoperte di Nooros, Zohr and Baltim South West, effettuate nel 2015 e nel 2016.

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