Poco più di 54 mila euro. E’ questo il prezzo minimo del biglietto per mettersi alla guida di una 718 Cayman ed entrare a pieno titolo nel patinato mondo Porsche. Un po’ di storia: fino a qualche mese fa il modello “di accesso” alla gamma del costruttore tedesco era la Boxster, auto nata nel 1996 per offrire al pubblico una decappottabile meno costosa della 911. Sulla base della spider in questione, nel 2005 venne realizzata la Cayman, che per oltre 10 anni è stata il prodotto intermedio della casa di Zuffenhausen… fino all’arrivo della sua ultima edizione, la “718”, oggi entry-level della gamma. Fine della storia. Ma non è solo questione di listini: il riposizionamento commerciale della vettura è coinciso con un profondo rinnovamento tecnico della stessa.

Insieme al prefisso “718” – che omaggia l’omonima vettura da competizione prodotta dalla Porsche dal 1957 al 1961 – sono arrivati inediti motori boxer turbo a quattro cilindri in luogo dei precedenti 6 cilindri aspirati, con la cubatura che è scesa a 2 litri (2.5 per la versione “S”): un classico esempio di downsizing fatto per ridurre consumi ed emissioni inquinanti. Insieme al restyling sono stati rivisitati anche l’assetto e la taratura dello sterzo. Su quest’ultimo è arrivato un piccolo selettore circolare: permette di scegliere tra 4 differenti modalità di guida che rendono l’auto più confortevole e parca o più affilata e brutale.

In mezzo al selettore figura peraltro lo “Sport Response Button”: fa lavorare il turbocompressore in “overboost” per 20 secondi e massimizza la velocità di cambiata della trasmissione doppia frizione (si chiama PDK, costa 2.900 euro extra ed è vivamente consigliata), spremendo il meglio dalla meccanica. Una roba che fa molto Fast & Furious. A proposito di prestazioni, la 718 Cayman sarà anche la piccina fra le purosangue tedesche, ma i numeri sono “da grande”: col PDK scatta da 0 a 100 all’ora in 4.7 secondi e raggiunge una velocità massima di 275 km/h. Merito dei 300 CV di potenza erogati dal propulsore installato in posizione centrale.

Il primo test della coupé tedesca è col pazzo traffico di Roma: nonostante i cerchi da 19”, la vettura non spezza la schiena e riesce a cavarsela anche fra buche e sanpietrini. Il PDK fa lavorare il boxer come un orologio, sfruttando la generosità dei 380 Nm di coppia motrice: le cambiate sono impercettibili col 2 litri sovralimentato che avanza a filo di gas, poco sotto i 2000 giri, e che puntualmente si spegne al semaforo. In questo contesto si riesce ad apprezzare anche la parsimonia del motore: si fanno circa 9 km al litro. Mentre in autostrada, ai canonici 130 orari, si toccano i 13.5 al litro.

All’interno dell’abitacolo è presente anche il nuovo sistema di infotainment con touch-screen, compatibilità Apple CarPlay e Android Auto, e GPS con Google Earth (costa altri 1.586 euro): funziona bene ed è piuttosto intuitivo. Peccato solo non integri la sezione del clima, posta più in basso, in posizione quasi orizzontale insieme ad altri comandi. La console centrale è derivata in gran parte dalla più prestigiosa 911, con cui la 718 Cayman condivide i materiali pregiati, la notevole precisione degli assemblaggi e l’aspetto della strumentazione.

Tutto sommato la Cayman sembra poter essere idonea anche agli spostamenti di tutti i giorni: l’abitacolo è in basso ma l’accessibilità non è sacrificata – e non ci sono grossi brancardi da scavalcare come su alcune concorrenti – la posizione di guida è sportiva, con le gambe semidistese, ma non affatica. Mentre se si deve passare a fare la spesa il bagagliaio anteriore e quello posteriore garantiscono una volumetria di 425 litri. Qualche problema semmai sorge al momento di fare manovra, perché la visibilità posteriore non è eccelsa: ma su una berlina qualsiasi le cose non vanno molto meglio; e poi c’è la retrocamera, “offerta” col Park Assist a 1.573 euro.

Tuttavia, vivibilità quotidiana a parte, chi compra una Porsche cerca anche quel piacere di guida che è sempre più raro trovare sui moderni mezzi a 4 ruote: e quando arrivano le curve, sia quelle di una pista o di una strada di montagna, la Cayman ha poche rivali in grado di fare altrettanto bene. Merito di quel trittico di altissimo livello dato dallo sterzo molto preciso, e da cambio e motore perfettamente a punto: l’auto si fionda in curva veloce, con l’avantreno che infonde sicurezza; a quest’ultimo fa eco un retrotreno agile e reattivo, dove la stabilità prevale sull’innata tendenza sovrasterzante. Anche senza un differenziale autobloccante (disponibile a richiesta a 1.342 euro) la capacità di trazione è molto elevata, complice una distribuzione dei pesi da manuale.

Selezionando la modalità di guida più sportiva, il boxer ed il cambio diventano micidiali: il quattro cilindri, già vigoroso ai 1.500 giri/min, allunga con regolarità fino a limitatore, conservando il meglio per la parte alta del contagiri, quasi fosse un motore aspirato; il PDK invece infila le 7 marce una dietro all’altra a un ritmo forsennato. Sarebbe tutto perfetto se non fosse per la colonna sonora elargita dal motore: non è malvagia in assoluto, ma rispetto ai vecchi 6 cilindri atmosferici siamo ad un livello di “goduria acustica” decisamente più basso. Volendo, grazie alle sospensioni attive PASM (optional a 1.464 euro), l’assetto diventa più rigido, ottimo per i track-day, meno per le disastrate strade nostrane.

In definitiva la “piccola” Cayman è una Porsche al 110%, senza complessi di inferiorità nemmeno per sua maestà 911: il suo prezzo la mette in concorrenza con sportive come l’Audi TT-S o la Mercedes A45 AMG – hanno prestazioni velocistiche equiparabili – che però non vantano la stessa guidabilità né lo stesso prestigio della cavallina in questione. Ad accomunarle tutte semmai sono le liste degli optional ridicolmente chilometriche: perché il costo del biglietto è si di 54.000 euro, ma per sedersi qualche fila più avanti, vicini al palcoscenico, vanno messe in conto opzioni per quasi 10.000 euro. Come per ogni tedesca che si rispetti, del resto.

Porsche Cayman – LA SCHEDA

Il modello: è l’ultima edizione della barchetta a motore centrale tedesca. E’ offerta con moderni 4 cilindri turbo con potenze fino a 350 CV

Dimensioni: lunghezza 4,38 metri, larghezza 1,99 metri, altezza 1,28 metri

Motore benzina: 2.0 turbo da 300 CV

Velocità massima: 275 km/h

Prezzi: a partire da 54.139 euro

Ci piace: handling, stile, prestigio, qualità costruttiva

Non ci piace: sound del motore meno coinvolgente che in passato, troppi optional a pagamento

Articolo Precedente

Audi Q2, la prova de Il Fatto.it – la tedesca che ha l’Italia nel dna – FOTO

next
Articolo Successivo

Suzuki Ignis, la prova de Il Fatto.it – La giapponese dalla doppia anima che sfida la Panda – FOTO

next