Ogni ministero dovrà fare la sua parte. L’intervento pubblico per ricapitalizzare il Monte dei Paschi e, se necessario, altri istituti di credito in difficoltà, passa per l’incremento del debito pubblico di 20 miliardi. Ne deriva che l’Italia emetterà più titoli di Stato e pagherà più interessi. E, per far fronte ai maggiori esborsi, i dicasteri dovranno stringere la cinghia. La spending review aggiuntiva, stando alla relazione tecnica del decreto Salvarisparmi varato il 13 dicembre dall’esecutivo Gentiloni, colpirà in primo luogo il Tesoro, ma non sarà indolore nemmeno per i ministeri dell’Ambiente, dei Trasporti e della Salute. In particolare il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan – destinato a diventare azionista di maggioranza di Rocca Salimbeni – dovrà rinunciare a 10 milioni nel 2017, 70 nel 2018 e 50 l’anno dal 2019, mentre quello di Beatrice Lorenzin farà a meno di 2 milioni l’anno prossimo e 4 milioni l’anno dal 2018. Stessa richiesta al collega Gian Luca Galletti. Sforbiciata da 2 milioni l’anno prossimo e 3 all’anno da quello successivo per il dicastero di Graziano Delrio.

La relazione che accompagna il decreto, atteso in commissione a Montecitorio mercoledì 28, quantifica gli “oneri per interessi passivi derivanti dalle maggiori emissioni di titoli del debito pubblico autorizzate dal Parlamento” in un massimo di “60 milioni di euro per il 2017, di 232 milioni di euro per il 2018 e di 290 milioni di euro dal 2019“. Per coprirli si useranno in primo luogo risorse del Fondo per interventi strutturali di politica economica, ridotto di 14 milioni per l’anno 2017, 51 per il 2018, 129 per il 2019 e 100 milioni annui dal 2020. Altri soldi (30 milioni l’anno prossimo, 100 nel 2018 e 2019, 129 dal 2020) verranno presi dal Fondo per le esigenze indifferibili. Verrà poi ridotto lo stanziamento del fondo speciale di parte corrente “iscritto, ai fini del bilancio triennale 2017-2019, nell’ambito del programma ‘Fondi di riserva e speciali’ della missione Fondi da ripartire dello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze“, utilizzando in parte “l’accantonamento relativo al medesimo ministero”.

“Ai maggiori effetti in termini di indebitamento netto – scrive il governo nella relazione tecnica – nell’importo massimo di 88 milioni di euro per l’anno 2017, di 127 milioni di euro per l’anno 2018 e di 136 milioni di euro a decorrere dall’anno 2019, in relazione al diverso criterio di contabilizzazione previsto dal Sec2010, si provvede mediante corrispondente utilizzo del Fondo per l’attualizzazione dei contributi pluriennali“.

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