United States Health Care Reform: Progress to Date and Next Steps. Con questo articolo il presidente Usa Barack Obama, ha conquistato la palma dello “scienziato” che nel 2016 ha avuto più condivisioni sui social e citazioni sui media di un suo articolo. Secondo la Altmetric Top 100 di Digital Science infatti la sua pubblicazione sulla riforma sanitaria apparsa su Jama (Journal of the American Medical Association) ha superato uno studio sugli errori medici e uno sulle onde gravitazionali generate da due buchi neri. Lo scorso 11 febbraio i ricercatori hanno annunciato la conferma di una delle previsioni della teoria della Relatività.

La classifica analizza quanto gli articoli pubblicati su riviste scientifiche generano traffico sul web sotto forma ad esempio di post, tweet o voci di Wikipedia. L’articolo sull’Obamacare, il primo scritto da un presidente in carica su una rivista scientifica, ha totalizzato un punteggio di 8063, frutto di quasi 9mila tweet e 200 post su Facebook. Più che doppiato quello al secondo posto, una analisi del British Medical Journal sugli errori medici come terza causa di morte negli Usa, con un punteggio di 4912.

Al terzo e quarto posto due studi sull’astronomia, quello sulle onde gravitazionali e uno sull’osservazione di un pianeta gigante fuori dal sistema solare, mentre al quinto si è piazzato un report di Jama Internal Medicine che ha dimostrato che l’industria negli Usa ha cercato di insabbiare le prove del legame tra zuccheri e malattie cardiache. Metà dei primi 100 articoli in classifica, spiegano gli autori, riguardano discipline mediche. “Questa lista mostra gli articoli più condivisi, non i migliori – spiega però Euan Adie, curatore della classifica -, perché non misuriamo se l’attenzione è positiva o negativa. Questi sono solo gli studi che hanno catturato di più l’immaginazione”.

L’articolo firmato da Barack Obama su Jama

Articolo Precedente

Henry Heimlich, morto il chirurgo statunitense. Inventò la manovra anti-soffocamento che salva ancora vite

next
Articolo Successivo

Plagio, come ingannare la comunità scientifica e farla franca

next