Premessa. Virginia Raggi è una persona onesta, in sei mesi non poteva fare chissà che e partiva da una situazione devastante. Governare Roma è difficilissimo e ha tutti contro. Non è indagata, a differenza di Sala, eppure quasi tutti parlano (solo) di lei. Essere criticati da Orfini e derivati è poi una nota di merito. Ciò detto e ribadito, permangono non poche criticità.

Svolgimento. La Raggi ha sbagliato su molti aspetti. Si è appoggiata alla destra romana e agli ambienti che gravitano (anche) attorno allo studio Sanmarco, che Paolo Flores D’Arcais ha definito “fascio-partitocrazia” e “raggioalemanno magico”. Lo ha fatto per simpatia, per riconoscenza e perché, conscia di essere attesa da un compito oltremodo gravoso, si è appoggiata a persone esperte. Così facendo ha però rinunciato a quella netta discontinuità col passato che l’aveva fatta vincere: se fai parte del M5S, non puoi appoggiarti ai residuati alemannici. Dire che Marra era incensurato è importante, ma non basta. Marra era anche – per esempio – quello che ebbe uno sconto di 500mila euro da Scarpellini, che per i 5 Stelle è un palazzinaro da rifuggire come la lebbra e il tifo (cit. Gaber). E la Raggi sapeva. Marra era sgradito a tutto il Movimento ma lei si è impuntata cocciutamente, legando addirittura a lui il suo destino politico. In “conferenza stampa” ne ha parlato come uno dei tanti: non diciamo cazzate, via. Quella “conferenza stampa”, che non era tale perché non erano consentite domande, è stata pietosa come pure la diretta in stile Shining dopo la cacciata tardiva della Muraro: chi le gestisce la comunicazione, Jim Messina?

La Raggi ha dimostrato che i grillini non sono eterodiretti, ma a volte forse essere eterodiretti aiuta. Come aiuterebbero (a un sindaco inesperto, almeno) umiltà e autocritica. Se poi quasi tutti hanno la sensazione che in sei mesi non ha fatto nulla, forse non è solo colpa della stampa brutta e cattiva. Si aggiunga infine la colpa maggiore della Raggi: avere dato ragione a una come la Lombardi. Inaccettabile.

Epilogo (per ora). I 5 Stelle avevano davanti due strade, come ha magistralmente riassunto venerdì un certo Scanzi a Otto e mezzo: il commissariamento della Raggi, oppure l’eutanasia politica della giunta Raggi. A lungo hanno avuto la tentazione della seconda opzione, togliendole simbolo e addio. Un po’ ce l’hanno ancora: temono altri inciampi e altre indagini. E’ stata invece intrapresa la prima strada, dopo l’iniziale ritrosia (eufemismo) del sindaco. Via Romeo, via Frongia (a cui restano le deleghe per lo Sport). Grillo ha sintetizzato: “Sono stati fatti degli errori che Virginia ha riconosciuto: si è fidata delle persone più sbagliate del mondo. Da oggi si cambia marcia”. La vicenda, che resta incandescente, porterà il M5S a darsi quel codice etico che questo giornale chiede da anni: “A breve definiremo un codice etico che regola il comportamento degli eletti M5s in caso di procedimenti giudiziari”. Era ora. Il M5S può ripartire più forte di prima, oppure implodere.

In ogni caso, questa vicenda dimostra che il mantra “al voto subito” è una bischerata cosmica. Prima di tutto perché serve una legge elettorale e poi perché i primi a non potersi permettere il voto subito sono i 5 Stelle. Roma dimostra che non hanno una selezione credibile della classe dirigente e sono quindi sprovvisti di una convincente squadra di governo. Ecco: se esiste, è tempo di trovarla.

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