Mai come quest’anno dicembre porta al cinema alcuni film d’animazione ben più che degni di nota. Il 22 dicembre usciranno Le stagioni di Louise, del regista francese Jean-François Laguionie e Oceania, l’ultimo arrivato in casa Disney. Due film lontani anni luce seppur in qualche modo accomunati da un elemento: l’oceano.

Con Louise en hiver Laguionie torna ai tratti delicati che ne hanno determinato tanta sua filmografia. Siamo in un villaggio disabitato, o quasi, sull’oceano dalle parti della Normandia. La lunga attesa in solitaria di un’intraprendente donna anziana procede tra attività domestiche, passeggiate e ricordi. Il passato le fa compagnia insieme a un cane arruffato e la narrazione prende le sembianze palpabili di un sogno alla Godot. Con le animazioni su disegni a matita e acquerello i colori più chiari lasciano intravedere una porosità cartacea che fa sprofondare nella dimensione onirica. È un tocco morbido sul cuore questo film pieno di poesia. Una riflessione sulla vita e sul passato di una donna dolce quanto coriacea. La sua voce italiana è affidata alle amorevoli cure di Piera Degli Esposti e l’augurio natalizio per I Wonder Pictures che lo distribuisce e ancor di più per il pubblico che ne avrebbe bisogno è che più esercenti possibile si lascino abbracciare da questa piccola gemma.

Problemi di numero sale non ne avrà di certo il gigante Moana. Film e protagonista portano questo nome ma per l’Italia il titolo è stato cambiato in Oceania e il nome della principessa in Vaiana. Una ragazza Maori è attratta dalla navigazione, antico tabù del suo popolo preservato dal padre sovrano che la confina sulla loro isola/mondo. Ma la fuga per la ventura non tarderà e l’incontro con un semidio rinnegato e percorso da un tatuaggio un po’ mimo un po’ alter ego farà tutto il resto. I registi Ron Clements e John Musker – creatori anche di Aladdin e La Sirenetta – non hanno lesinato in spettacolarità visiva e musicale. Neanche in giocosità dei personaggi. La Disney fa il solito centro con una favola marinara che rapirà il cuore di grandi e piccini con stessa intensità perché parla di crescita e ambiente utilizzando finemente la metafora dell’eroismo e tante nuove canzoni che resteranno nella memoria. Non è da sottovalutare il carico poetico di alcune scene sul percorso di maturazione dei personaggi, processi di educazione da grande schermo dei quali Disney è maestra. Nota a margine: occhio a Inner Workings, cortometraggio d’apertura ennesimo capolavoro tra gli shortfilm introduttivi di Disney e Pixar.

A proposito di Disney, Sing sembra proprio la risposta Illumination & Warner Bros a Zootropolis, il film d’animazione antropomorfo dello scorso anno. Si attarderà arrivando in sala soltanto il 4 gennaio, ma avrà più campo libero come blockbuster d’animazione, considerando Masha e Orso in sala dal primo. Il koala Buster Moon è il direttore artistico di un teatro in declino che per salvare il suo sogno mette insieme lo show per un concorso canoro selezionando i più grandi e sconosciuti talenti della città. Ma in realtà ancor più spassosi per una valanga di gag e citazioni pop in 3D girate con umorismo e classe diamantina da Garth Jennings, regista anche di Guida galattica per autostoppisti. Risate per tutti, vi resteranno nel cuore personaggi come il maiale ballerino fomentato, il giovane gorilla voce d’angelo con il padre rapinatore che lo vorrebbe con lui, o la sua insegnante di pianoforte, un’anziana e sgangherata camaleonte. O ancora una timidissima elefantina con una voce strappa-standing-ovation alla Celine Dion.

Forse verrà scansato dalle uscite natalizie La mia vita da zucchina, in sala già dal 7 dicembre e perla dell’animazione in stop-motion che merita una menzione a prescindere dal fatto che è appena stato incluso nella shortlist dei 9 in corsa per la nomination all’Oscar al Miglior film straniero. Un bambino rimasto solo al mondo viene portato in un piccolo orfanotrofio da un poliziotto gentile. Infanzia, disagio, amicizia, tenerezza, bullismo e solitudine si fondono in un lavoro dal tratto estetico “infantilistico”, ma non per bambini tout court. Quantomeno i più piccoli. Sicuramente, per gli argomenti trattati, sarebbe perfetto dalle scuole medie in su, ma fa riflettere ed emozionare soprattutto i grandi. Una toccante favola moderna che brilla di umana realtà a dispetto dei personaggi in plastilina. Chiedete pure a chi lo ha già visto.

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