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“Parassiti, scrocconi, egoisti, miserabili mangiatori”: così i “banditi della tartina” si spacciano per giornalisti e ‘infestano’ eventi e presentazioni

Sputtanati con tanto di nomi e foto in una perfida mail che circola tra gli uffici stampa. Ogni componente della ‘banda della tartina’, secondo chi ha firmato “l’oggettiva delazione” - come viene definita la mail da chi l’ha scritta - ha un sito, una rivista o un magazine con il quale collabora. Ovviamente inesistente, non aggiornato o in alcuni casi vero ma dove gli scrocconi non hanno mai realmente scritto

di Andrea Tundo

Amano le tartine più che gli abbacchi e le galline, non bazzicano a Roma, ma la solfa è la stessa: gli piace mangiare e bere a scrocco e non gli piace lavorare. È una piccola società dei magnaccioni, una cricca del buffet, quella che pare infesti i vernissage, gli eventi e le presentazioni del mondo dello spettacolo e della moda a Milano. Sputtanati con tanto di nomi e foto in una perfida mail che circola tra gli uffici stampa, scritta da alcuni loro colleghi per segnalare il “solito gruppo di parassiti, scrocconi, egoisti, menefreghisti, miserabili mangiatori”.

Una vera e propria associazione, formata “da decine di cani sciolti che, tramite scambio di notizie e informazioni tra loro, legge gli eventi sul web o sui giornali e si intrufola nelle situazioni più disparate spacciandosi per giornalisti e freelance”. Ogni componente della ‘banda della tartina’, secondo chi ha firmato “l’oggettiva delazione” – come viene definita la mail da chi l’ha scritta – ha un sito, una rivista o un magazine con il quale collabora. Ovviamente inesistente, non aggiornato o in alcuni casi vero ma dove gli scrocconi non hanno mai realmente scritto. Nel gruppo, “target rigorosamente dai 40 anni ai 70 anni”, c’è l’anziano con “accento e fisionomia spiccatamente meridionali, ex esercente, vestito elegante ma di pessime presenza e prestanza”. Ha anche un soprannome, il fantino, dettato dalla bassa statura e nonostante “la sua agiatezza economica, si imbuca agli eventi presentando falsi biglietti da visita e falsi tesserini”. È in buona compagnia, visto che i buffet milanesi a sbafo piacerebbero anche a “un avvocato anziano e distinto, molto alto e magro, che barboneggia infiltrandosi in ogni modo”.

Foto e nomi in bella vista, nella mail ci sono anche anche “la signora coi capelli carrè nero corvino vestita di nero”. In realtà, sostiene chi ha allertato gli addetti stampa milanesi, “fa l’insegnante scolastica: esempio diseducativo per i suoi alunni”. La professoressa e sedicente giornalista “è stata ripetutamente vista imboscarsi bottiglie di vino nella borsa”. Con lei c’è “un’altra famosissima scroccona arraffona” sulla quarantina che “asserisce di gestire un vecchio sito web di moda non più aggiornato che usa come specchietto per le allodole”. Tuttavia si spaccia per giornalista, anche se “è solita timbrare il cartellino di uscita dal pubblico impiego e presentarsi agli eventi alla fine, saltando le presentazioni e i convegni, con l’unico scopo di mangiare a scrocco e prendere regali”.

Nessuno di loro – e nella mail ne vengono citati molti altri – avrebbe mai scritto una recensione, un redazionale, un articolo sull’evento. Niente. L’unico interesse di questi individui “refrattari al rispetto del lavoro altrui” che “se ne fregano altamente del tempo e delle risorse da voi impiegate nell’espletare la vostra attività” sono le tartine al salmone, il risotto alla milanese e tutto il restante finger food da assaporare accanto a giornalisti di professione, presenti quindi per lavoro a convegni e presentazioni. Ed è questo il motivo alla base della mail recapitata a decine di indirizzi di uffici stampa milanesi nelle scorse ore: “Prestare molto attenzione alla gente che entra a presentazione ormai già iniziata o in procinto di concludersi” affinché venga “tutelata l’immagine e la credibilità del brand che rappresentate e per salvaguardare il vostro e l’altrui lavoro”.

Anche perché nella banda della tartina che imperversa nelle location milanesi – secondo chi ha condotto questa sorta di attività di dossieraggio ‘pro bono publico (relation)’ – non ci sarebbe nemmeno un indigente, anzi. Uno dei volti più famosi è un “ex docente universitario che percepisce 3000 euro mensili di pensione”, il quale avrebbe più volte portato via dal catering bicchieri, stoviglie, cibarie e vini. E se ora, allertato dalla mail, dovesse arrivare il padrone de casa “de botto a chiede la pigione”, la società dei magnaccioni avvezza a sorseggiare a scrocco Dom Perignon, magari risponderà pure canticchiando: “È mejo er vino de li Castelli de questa zozza società”.

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