Durante il Codemotion Milan 2016, tenutosi a fine novembre, abbiamo incontrato alcune startup e indie italiane che lì esponevano i propri progetti. Tra queste anche la romana AmbiensVR, che attualmente partecipa al programma d’accelerazione di LUISS EnLabs. Fondata meno di un anno fa da una coppia di amici, Ennio Pirolo e Veronica Vecci, AmbiensVR si occupa di Realtà Virtuale nell’ambito dell’architettura e dell’arredamento, tramite lo sviluppo di rendering “navigabili” e interattivi sia di progetti che di veri e propri show-room virtuali su incarico di progettisti e negozi. Successivamente, tramite l’apposita app e l’utilizzo di un visore per smartphone (come il Google Cardboard), i clienti possono effettuare una visita virtuale del proprio futuro appartamento e interagire con esso, testando varie combinazioni di colori delle pareti, di materiali per i pavimenti e mobilio.

Abbiamo avuto modo di fare alcune domande ad Ennio Pirolo, una delle due menti dietro AmbiensVR ed attuale ceo della startup.
Buongiorno Ennio, raccontaci un po di te:
Ciao! Sono Ennio Pirolo, un geometra che tre giorni prima di iscriversi all’università ha scritto un Hello World in Python ed ha cambiato idea sul suo futuro: da ingegneria edile a ingegneria informatica. Da allora studio e lavoro si sono susseguiti continuamente, prima come developer web presso un’azienda locale, poi, finalmente, come game developer presso Interactive Project, importante realtà italiana nello sviluppo di videogames. Nel 2014 ho ricevuto una chiamata dall’istituto statale per geometri dove mi diplomai, ero rientrato in una graduatoria pubblica e c’era una cattedra completa che mi aspettava. Decisione tremenda, facevo lo sviluppatore di videogiochi, il lavoro che sostanzialmente tutti gli informatici vogliono fare, ma dall’altro lato c’era una possibilità completamente nuova, con uno stipendio alto (assurdo, non alto), con tutte le sicurezze del posto pubblico e con un impegno relativamente basso. Accettai. Due anni (scolastici) di insegnamento in questa scuola e poi arrivò la scintilla di AmbiensVR: diedi le dimissioni dalla scuola ed iniziai questa nuova avventura.

Com’è nata l’idea di AmbiensVR?
Io e Veronica ci conosciamo da una vita. Viaggiavamo in macchina per Milano, lei andava a trovare il suo ragazzo, io partecipavo come espositore e speaker al Codemotion (edizione 2015), per un videogame, Slybots: frantic zone, da poco pubblicato su Steam come indie insieme a Ciro Continisio. Lei è ingegnere edile, io mezzo geometra, mezzo informatico, durante questo “viaggione” in macchina, parlando, sono usciti fuori racconti di come nell’architettura e ingegneria attualmente non ci sia il minimo impegno per comunicare il progetto al cliente, cosa che ormai avviene invece in qualsiasi altro ambito. Ed ecco quindi la scintilla: dare la possibilità a qualsiasi professionista di rivoluzionare la comunicazione del suo progetto tramite la VR.

Avete incontrato particolari difficoltà nell’affrontare il progetto?
All’inizio sì, è stato un “progetto del week end” fino a quando non abbiamo deciso di candidarci per il programma di accelerazione di LUISS EnLabs. Fino a quel momento non avevamo modo di lavorare full time al progetto. I primi mesi del programma di accelerazione sono stati difficoltosi. Si era creata quasi una moda di trovare competitor di Ambiens, e questa cosa per noi da un lato era frustrante, dall’altro ci spingeva a migliorare il prodotto. Ora sappiamo bene cosa abbiamo in più dei competitor e cosa è necessario migliorare.

La tua precedente esperienza in una startup, anche se in posizione diversa, ti è stata d’aiuto?
Assolutamente si! A prescindere dall’inestimabile valore delle persone incontrate, la mia precedente esperienza in Interactive Project è stata fondamentale sia per comprendere meglio il mondo delle startup, sia per le skill che ho affinato che si sono rivelate fondamentali per tantissime cose fatte dopo, non solo per AmbiensVR, ma anche, paradossalmente, per il lavoro da insegnante.

Com’è composto adesso il tuo team?
Siamo partiti in due, io e Veronica, ora siamo in sei, in ordine di “ingresso”: Mauro Ferrante, developer, Emanuele Scrocca, designer, Federica Occhipinti, architetto e Matteo Vilardo, developer. Abbiamo creato un team affiatatissimo, siamo tutti appassionati e sono molti i momenti in cui la pressione del lavoro viene scaricata da un sacco di risate, personalmente lo ritengo fondamentale per la riuscita del progetto, sotto pressione non si va da nessuna parte.

Quali sono i vostri obbiettivi?
Entro la fine dell’anno pubblicare la app di visualizzazione dei progetti su iOS e chiudere nuovi progetti VR per i contatti interessati al momento. Successivamente la parola d’ordine sarà “automazione”: il nostro progetto ha una grossa differenza nei confronti dei competitor che lavorano con plugin automatici, c’è del lavoro umano dietro la realizzazione dei modelli 3D, infatti disponiamo di un pool di free-lance professionisti selezionati che guadagnano lavorando con noi. Questo aspetto, se da un lato può sembrare un punto a sfavore, dall’altro ci consente di ottenere una qualità grafica assolutamente non comparabile e che di conseguenza diventa il nostro punto di forza. L’automazione dei processi di realizzazione non solo consentirà alla piattaforma di soddisfare più clienti con meno sforzo, ma quando il tutto sarà abbastanza polished, ci permetterà di distribuire ai professionisti più “intraprendenti” uno strumento che permetterà la creazione di presentazioni in VR autonomamente a partire dagli elaborati tecnici già realizzati. Entro fine 2017 vogliamo che la piattaforma diventi un punto di riferimento nel design e nell’architettura, con almeno 100 nuovi progetti al mese pubblicati.

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