Due ospedali di alto livello, due angiografi rotti e una morte che probabilmente poteva essere evitata. È una storia, forse, di malasanità quella che arriva dal Salento, dove un 37enne della provincia di Lecce è deceduto negli scorsi giorni a causa di un’emorragia cerebrale. Quando il giovane è arrivato nel pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi avrebbe avuto bisogno di un’angiografia. Ma nella struttura salentina il macchinario è fuori uso da un mese, in seguito a un aggiornamento. E non si tratta del primo guasto. Da quel momento è partita la ricerca di un nosocomio nel quale fosse disponibile un angiografo. Dopo tre ore, il 37enne è stato trasportato al Perrino di Brindisi, a 40 chilometri di distanza. Un viaggio inutile, perché anche in quell’ospedale, all’arrivo del paziente, lo strumento è andato in tilt.

Il presunto caso di malasanità, accaduto negli scorsi giorni, è rimasto sconosciuto fino a sabato sera, quando è stato denunciato da Luigi Manca, medico e consigliere regionale dei Conservatori e Riformisti. “Ci riempiamo la bocca di numeri e statistiche, dei livelli di assistenza da assicurare sulla carta e, poi, si muore a soli 37 anni perché uno strumento diagnostico di vitale importanza non funziona, ancora più assurdo che tutto questo, poi, avvenga in ospedale di secondo livello, quale è il Vito Fazzi di Lecce”, accusa Manca, che è anche vice presidente della commissione regionale Sanità.  “Una giovane vita stroncata non per negligenza dei medici, che spesso non vengono messi nelle condizioni di lavorare in modo efficiente, ma da quei livelli assistenziali che, appunto, vengono garantiti solo sulla carta e non valgono nella quotidiana assistenza ospedaliera – denuncia ancora il consigliere annunciando un’interrogazione in Regione – Ora, lo dico da medico, è probabile che il destino avesse scritto la parola fine per il giovane salentino. Ma resterà per sempre il dubbio che se quell’angiografo fosse stato funzionante e si fosse intervenuti prontamente il 37enne si sarebbe potuto salvare”.

Il dubbio se l’è posto anche la Asl di Lecce, che ha annunciato l’apertura di un’inchiesta interna per comprendere per quale motivo due angiografi fossero rotti nei due nosocomi più importanti del sud della Puglia. Anche perché i disservizi di quello strumento nell’ospedale leccese erano stati denunciati già in estate. A luglio, il consigliere del Partito Democratico Ernesto Abaterusso aveva scritto al presidente Michele Emiliano per segnalare che nel reparto di “emodinamica c’è un angiografo, strumento indispensabile per intervenire urgentemente nel caso di infarti in atto o da prevenire, vecchio di vent’anni e che si rompe circa un volta al mese”. Non solo. Anche la tv locale TeleRama, sempre in quei giorni, aveva mandato in onda un durissimo servizio nel quale si criticava la scelta dell’uso di quello strumento di “preistorica memoria”, spesso mal funzionante, e al servizio di ben due reparti, nonostante l’ospedale abbia “previsto l’acquisto di due nuovi angiografi, impacchettati e non utilizzati” in attesa “di installarli nel nuovo Vito Fazzi”. Che non sarà pronto prima del 2018.

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