Un’auto che riesce a provare sentimenti, emozioni. E che nello stesso tempo soddisfa le esigenze di mobilità del futuro, leggasi elettrificazione della trazione e guida autonoma. La fantasia (calcolata) dei costruttori pare sia molto simile a quella degli sceneggiatori di fantascienza, quando si tratta di immaginare il domani.

Così la Honda ha deciso di presentare al CES (Consumer Electronic Show), la grande “fiera” dell’elettronica globale in programma a Las Vegas dal 5 all’8 gennaio 2017, un oggetto che si chiama Neu-V: trattasi di un prototipo di veicolo dotato di quello che il costruttore giapponese chiama “emotion engine”. Ovvero una specie di cuore.

Nulla che si sostituisca ad uno spasimante svogliato per una dichiarazione d’amore, s’intenda. Piuttosto un sistema che sfrutta l’interazione tra AI, la celeberrima intelligenza artificiale, robotica e big data, per arrivare ad un livello di elaborazione dati molto più elevato rispetto a quello di qualunque auto a guida autonoma attuale.

Al punto, dunque, di trascendere dal compito di “semplice” sistema che si sostituisce a colui che guida, carpendogli tracce d’umanità. E assicurando, anche grazie ad un hardware adeguato, comportamenti al volante assimilabili a quelli umani. Comprese valutazioni e gestione dei tragitti in mezzo al traffico molto simili a quelle dettate dalle nostre emozioni.

Al di là del valore di una ricerca e di un risultato del genere, qualora si dimostrasse effettivamente tale, una considerazione viene spontanea. Uno dei motivi per cui si punta sulla guida autonoma è quello che gli incidenti stradali sono provocati, nella gran parte, da imperizia umana. Siamo sicuri allora che dotare un’auto che dovrebbe essere immune da tutto questo di parte dei nostri “sentimenti”, e automaticamente delle nostre imperfezioni, sia una buona idea?

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