“Avviso agli studenti di Diritto Costituzionale. Chi tra di voi avesse pubblicato sulla propria bacheca la frase ‘un altro presidente del Consiglio non eletto dal popolo’ – o altre aberrazioni equivalenti – è pregato di chiudere per sempre l’account Facebook, onde evitare di cagionare danni a cose o persone, di abbandonare per sempre la Facoltà di Giurisprudenza e iscriversi a Scienze delle Piadine al Prosciutto presso l’Università della Vita. Andiamo male, ragazzi. Molto, molto male”. Così ha scritto sulla sua pagina Facebook – dove lo seguono in più di 40mila  – Guido Saraceni, professore associato in Filosofia del diritto all’Università di Teramo, noto per le riflessioni anti-retoriche e gli aforismi affilati e demistificanti che dispensa sui social e sul suo blog personale.

Un post che finora ha ricevuto 17 mila like, 8mila condivisioni e centinaia di commenti. Scorrendoli, come capita sui social, si scopre un Paese spaccato tra pro e contro, sì e no, apocalittici e integrati, “al voto subito” e “un nuovo governo fino alla sua scadenza naturale“. E ancora: Gentiloni è “l’ennesimo premier abusivo, non eletto dal popolo”. Il terzo dopo Letta e Renzi. L’atto d’accusa corre sul web 2.0. Ma il professor Saraceni spiega al Fatto.it perché sia profondamente sbagliato comunicare questo messaggio sui social network: “La Costituzione stabilisce in maniera chiara e inequivocabile che spetta al presidente della Repubblica nominare il presidente del Consiglio. Quest’ultimo – e il suo governo – hanno l’obbligo di presentarsi alle Camere per ottenerne la fiducia”. Stop. E chissà quanti dei suoi studenti insistono sull’illegittimità di Renzi prima e di Gentiloni oggi. “Spero pochissimi – dice ancora -: gli studenti di Giurisprudenza imparano, o dovrebbero imparare sin dal primo anno come funziona lo Stato”.

Un refrain per di più alimentato in tv, soprattutto da Lega e Movimento 5 Stelle. “Già. Ma questa frase (“il presidente del Consiglio non è stato eletto”) ha senso solo dal punto di vista politico. Se si tratta di una critica politica allora se ne può discutere. Dal punto di vista della legittimità costituzionale, invece, ci sono pochi dubbi”. La nostra è una Repubblica parlamentare, non presidenziale e il primo ministro lo sceglie il Colle. Ma su Facebook, ormai, si sentono tutti un po’ costituzionalisti ed esperti di diritto? “È così, la gente tende a giudicare in maniera superficiale. Però io credo che i social network non debbano essere demonizzati. Non possono rappresentare l’unica fonte da cui attingere notizie e cultura, ma possono rivelarsi un ottimo strumento di divulgazione. Sta a noi diffondere anticorpi”.

Ma gli studenti si informano di più su Internet o sui vecchi libri d’esame? “Temo più sul web. A differenza della televisione e dei giornali, la Rete è un sistema di comunicazione per le masse. Sui social network non c’è un mediatore culturale: questo significa che chiunque può scrivere qualsiasi cosa. Da un lato, si tratta di un prodigioso strumento di democrazia, non a caso tutte le dittature hanno paura di internet. Dall’altro, è facile cadere in equivoci e fraintendimenti. Per questo sarebbe meglio che i cittadini si informassero ‘anche’ su internet, facendo sempre attenzione alla fonte da cui provengono notizie e opinioni”.

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