“Ha fatto tutto Manuel Foffo, io non ho potuto impedirglielo perché ero anche stordito dalla droga e dall’alcol. Il suo è stato un raptus violento ed io sono rimasto bloccato anche perché lo amo e sono succube della sua personalità”. Marco Prato, il trentenne accusato insieme a Foffo della morte di Luca Varani, lo racconta nel corso dell’interrogatorio, il primo davanti al pm, svolto oggi nel carcere di Regina Coeli. Cinque ore per ritagliarsi un ruolo da vittima, con una ricostruzione fornita a nove mesi dal massacro di Varani, avvenuto in un appartamento al Collantino, quartiere periferico di Roma.

Nel corso dell’atto istruttorio Prato ha scaricato le colpe su Foffo. “Avevo contattato io Varani – ha raccontato al pm Francesco Scavo – perché con Manuel avevamo deciso di mettere in atto un gioco erotico e una violenza sessuale. È stato Foffo a somministrare a Luca l’Alcover (uno psicofarmaco) in un cocktail. Poi lo ha aggredito in modo violento. Io non ho reagito perché ho avuto paura anche per la mia incolumità. Manuel si è comportato in maniera assurda”. Secondo quanto riferito da Prato, che è difeso dall’avvocato Pasquale Bartolo, Foffo aveva anche pensato di sbarazzarsi del corpo. “Voleva portarlo al Circeo e sotterrarlo in un terreno – ha detto – e mi aveva anche chiesto di andare ad acquistare una pala per poter scavare”. Per quanto riguarda i coltelli e il martello usati per l’omicidio sulle quali sono state trovare tracce di Dna anche di Prato, il trentenne ha detto di averle “toccate per spostarle anche se Foffo mi aveva imposto di pulirle”.

Dopo l’atto di chiusura delle indagini notificato un mese fa dal pm Scavo, in cui l’accusa per i due è di concorso in omicidio premeditato e pluriaggravato dalla crudeltà e dai motivi abietti e futili, Prato ha chiesto al pubblico ministero di essere ascoltato nel carcere di Regina Coeli. Dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, a poche ore dall’arresto, aveva scelto di non tornare a rispondere alle domande degli inquirenti. Già in quell’occasione aveva sostenuto di non aver partecipato in modo attivo al massacro di Varani, attribuendo a Foffo l’intera azione che ha portato all’omicidio. Anche Manuel Foffo durante l’interrogatorio davanti al gip aveva accusato Prato di aver inferto il colpo mortale con un coltello. I due hanno cercato di rimpallarsi a vicenda la responsabilità dell’omicidio. Le verifiche effettuate dagli inquirenti hanno confermato che sulle armi utilizzate, almeno tre, sono presenti tracce biologiche di Foffo e Prato.

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