Caro Pd, forse non te ne sei accorto, ma ci sono milioni di italiani che, pur essendo di sinistra o centrosinistra, non ti voterebbero neanche sotto tortura. Con Renzi questa tendenza, già in atto con Veltroni, è definitivamente deflagrata.
Hai perso roccaforti storiche, inanellato sconfitte su sconfitte e ormai, a parte un Benigni e un Baricco, neanche il variegato “mondo della cultura” ti appoggia più. Il mito del Renzi “vincitore” andrebbe sfatato una volta per tutte: ha stravinto nel 2014 le elezioni che da sempre agli italiani interessano di meno, ovvero le Europee. Da allora ha vinto dove non poteva non vincere, spesso affidandosi ai De Luca per farlo (alla faccia della rottamazione). Ha perso dove pareva impossibile (Arezzo, Sesto Fiorentino, Monfalcone etc). Ha fallito ogni sfida incerta, dal Veneto alla Liguria, da Roma a Napoli. E’ riuscito a farsi scippare Torino, che pareva una roccaforte inespugnabile, e per tenersi Milano ha dovuto rubare un pedone al maestro Silvio. Persino in regioni dove fino a due anni fa pareva fortissimo, la tua erosione si sta rivelando monumentale (ogni riferimento alla Serracchiani e al Friuli Venezia Giulia è puramente voluto). E nella campagna referendaria, Renzi ha sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Se lui è un vincente, Rondolino è Montanelli.

La Waterloo inaudita di Big Ciambello, all’anagrafe Renzi Matteo in Berlusconi, offre ora ai tuoi “oppositori interni” un’autostrada. L’uomo è in difficoltà ma, poiché tracotante e sopravvalutato, non se ne rende conto. O comunque non lo accetta. Essendosi poi circondato di un’accozzaglia caricaturale di servi e cortigiani, che coincide peraltro (quasi sempre) con la peggiore “classe dirigente” mai vista in questo paese, Renzi continuerà ad essere quel che è: un ducetto arrogante, ignorante, vendicativo e bulimico di potere. Chi si illude che questa batosta umiliante possa cambiarlo, o anche solo insegnargli qualcosa, non ha capito niente. L’uomo è cattivo e rancoroso: se gli farete rialzare la testa, non farà prigionieri. La sua idea di democrazia è appena perversa, o comunque personale assai. Non vede l’ora di tornare in auge. Lasciando nemici e detrattori sul selciato. Sciagura politica era, è e sarà. Ridurlo a meteora deprecabile, e non ad anomalia duratura, spetta ora a te: non è che possono sempre fare tutto gli altri, caro Pd.

Ti chiedo: che vuoi fare da grande? Renzi è stato abile nello spolpare dall’interno un partito che, come ha ripetuto più volte Massimo Cacciari – un interlocutore che certamente non ha antipatia nei tuoi confronti – è nato male e non si è mai compiuto appieno. Renzi ti ha dato il colpo di grazia, trasformandoti in un partito personalistico e padronale, dominato da ragazzotti imbarazzanti e ottusi, appoggiato da pretoriani quasi sempre evanescenti e supportato dai Davide Serra, Marchionne e qualche Recalcati a caso per darsi un tono vagamente culturale. Attualmente non solo non c’entri nulla con la sinistra, ma neanche con il centrosinistra: sei una versione camuffata, e non so quanto più accettabile, della peggiore Forza Italia. Le differenze, al di là dei temi etici e forse (forse) della politica estera, sono tristemente marginali.

Dopo esserti fatto ridicolizzare e umiliare sistematicamente, ora hai una chance notevole. Renzi & Boschi escono (meravigliosamente) tritati dalla scoppola referendaria: se fossero di parola farebbero come Cameron, essendo Renzi & Boschi non si schioderanno mai da lì. Tu, in tutto questo, cosa vuoi fare? L’uomo è al tappeto, ma non lo sarà per sempre. Bisogna abbatterlo politicamente, senza pietà alcuna. Capisco l’idea arzigogolante di logorarlo dall’interno, come sta provando a fare l’ineffabile e potentissimo Franceschini. Capisco il disegno di farlo evaporare per consunzione: di procrastinare l’appuntamento elettorale per renderlo sempre più vecchio, e sempre meno di moda.
Qui però serve di più: occorre dare seguito alle parole di Bersani tre giorni fa da Floris, alle dichiarazioni fiammeggianti di Emiliano, al guanto di sfida (non si è ancora capito quanto frontale) di Rossi. Serve operare affinché venga espulsa la malattia renziana, lasciando – mal che vada – che essa si rigeneri in un corpo ad hoc. Oppure, nel caso contrario, dovrai prendere atto che o c’è il partito o c’è Renzi: la coabitazione, no. Chiamala scissione, chiamala divorzio, chiamalo stocazzo: ma prendine atto.

La mozione Pisapia, brava persona e ottimo sindaco, è la classica paraculata per fingere che tutto cambi affinché nulla muti: creare una realtà farlocca per calamitare i voti di sinistra, salvo poi ricongiungersi puntualmente al ducetto bolso di Rignano. Pisapia non è una soluzione alla tua crisi, caro Pd: è un paracadute del Renzi. La sua polizza della vita.
Se davvero vuoi diventare (non lo sei mai stato) una forza realmente attrattiva e credibile di centrosinistra, occorre adesso sfidare apertamente Renzi. Farlo politicamente fuori, sia come segretario del partito che come Presidente del Consiglio (si è dimesso, ma se non si farà nulla sarà ancora lui a ricandidarsi nel 2017 o 2018).
Renzi ti sta spolpando, sta ridicolizzando la politica e umiliando la sinistra. Sei pieno di brave persone, sia sul piano nazionale che regionale e locale. Le incontro ogni giorno. Non recupererai tutti i delusi, perché ne sono state combinate troppe e ormai è tardi, ma forse c’è ancora tempo affinché tu, caro Pd, somigli sempre meno ai Lotti e Carbone e sempre più ai Tocci e Ricchiuti. La priorità, adesso, è abbattere politicamente Renzi e derivati. Bersani, Emiliano, Rossi eccetera: tocca a voi. Non marcate ancora visita. Sareste imperdonabili.

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