Gran clamore per gli share conquistati in questi giorni da Mentana, Gruber, Formigli e Floris a tutto beneficio di La7: sussulto o fenomeno strutturale? La risposta, cifre alla mano, è che Rai ha lasciato libero il campo a La7, che dagli e dagli sta occupando gli share grazie ai suoi format variamente modulati tra l’informazione e l’infotainment, nonché tra la pancia e la testa, come si usa dire oggi…

Nei tre giorni fatidici, quello del referendum e i successivi due delle connesse meditazioni sull’accaduto e le prospettive, La7, dalle 20 alle 24 è passata, rispetto ai giorni corrispondenti del dicembre 2015, dal 4% al 7,4%. E sì che su Rai al lunedì c’era Vespa, mica uno qualunque. E nella stessa fascia oraria SkyTg24 ha fatto, in proporzione, ancora meglio, passando da un inconsistente 0,195% a un ben più solido, considerando il format, 0,5% (mentre il corrispondente prodotto RaiNews24, perduto fra i canaletti, a malapena ha racimolato lo 0,4.

Fra l’altro, e qualcosa osservavamo una ventina di giorni fa, questo boom dei tre giorni è stato preceduto da un processo di lievitazione degli ascolti dei concorrenti dell’ex, ma non ancora destrutturato, duopolio commerciale RAI-Mediaset. Non fuoco di paglia, dunque, ma effetto di braci predisposte a far divampare il materiale informativo infiammabile: oggi il referendum, domani la catastrofe naturale, l’attentato eccetera.

Insomma, ad oggi, se capita qualcosa di grosso, la gente volta gli occhi verso Cairo e Murdoch, e non dalle parti del Servizio Pubblico. Che sconta, a nostro avviso, l’insopportabile ritardo con cui sta (?) procedendo alla riforma delle sue strutture giornalistiche. Perché qui la questione non sta nel fatto che hai perso Floris e acquisito Semprini, e tantomeno che gli spettatori soffrano perché Porro non sta più sul cavallo di Rai2. Anzi, delle tre reti Rai la seconda è quella che sta tenendo botta e anche migliorando sul piano degli ascolti. No, il problema è nella identità strategica dei canali.

Perché se Rai2 è diventata la rete di Mika, di Pechino Express eccetera, e posto che Rai Uno se la potrà sempre cavare, nonostante l’obsolescenza di Vespa, in quanto rete del Telegiornalone e della narrazione, oggi, alle soglie del 2017, non ha alcun senso che Rai Tre sia una rete “come le altre”. Lì è il vuoto “strutturale” che andrebbe colmato – altro che mettersi a rincorrere i conduttori altrui o cercare di inventarli su due piedi – offrendo costantemente news e approfondimenti. E’ vero, ci pare di avere letto che qualche idea al riguardo giri, tipo fondere l’attuale Rai News con la costellazione dei TG Regionali, per stravolgere l’oggi e finalizzarlo al domani, proprio sul Terzo Canale. Ma ovviamente non basta che le idee girino. Tocca anche rimboccarsi le maniche e metterle in pratica altrimenti sono prese in giro.

Articolo Precedente

La Rai e quel piano di salvataggio per niente segreto che serve a stanare il confronto pubblico

next
Articolo Successivo

Mediaset, quale mai sarebbe la catastrofe se dalle mani di Piersilvio passasse in quelle di Piervincent?

next