Una storia di cattiva inclusione è quella che riguarda due ragazzi con grave disabilità che frequentano la stessa classe, composta da 30 ragazzi in tutto, del primo anno di una scuola superiore in provincia di Pesaro-Urbino. “E’ una cosa illegale, la Legge 104 articolo 3 comma 3 prevede non più di uno studente disabile grave da inserire in una classe composta da 20 ragazzi al massimo e ad avere un insegnante di sostegno con un rapporto di 1 a 1″, denuncia la mamma di uno di loro. Fabiola Marinelli, sottolinea “l’infinita via Crucis che si ripete ogni inizio anno scolastico”, che costringe il figlio  a “vivere male”. Ogni volta si susseguono insegnanti precari che non possono garantire la continuità didattica, necessaria per il 15enne ipoacusico, con ritardo cognitivo medio, difficoltà di orientamento e di deambulazione. Quest’anno oltre al danno la beffa, perché Fabiola scopre che a seguire suo figlio dall’8 settembre è stato scelto un docente non solo per un periodo limitato di tempo ma anche senza alcuna abilitazione sul sostegno e, in più, da “condividere” con un secondo compagno di classe con grave disabilità. Per fortuna il disagio si attenua dopo un mese, perché ad ottobre arriva un secondo insegnante di sostegno ma sempre nella stessa classe pollaio.

“La disorganizzazione è totale e ci avevano assicurato che, questa volta, non ci sarebbero stati problemi. Poi anche il dirigente dell’istituto ci ha detto che non può farci nulla. L’ufficio scolastico del Provveditorato – su nostra sollecitazione – ci ha risposto di portare pazienza, ma questa gente lo sa che la pazienza ha un limite? I nostri ragazzi ‘speciali’ non sono certo dei pacchi da parcheggiare in aula”. Stiamo parlando di servizi che devono essere garantiti. “Da mamma mi sento umiliata, presa in giro da uno Stato che dice una cosa e ne fa un’altra”. Mi sento impotente e in colpa verso mio figlio perché so che ogni inizio anno gli faccio una violenza nel mandarlo in una scuola inadeguata, dove non viene tutelato e protetto. Non riesco a guardarlo in viso – conclude Fabiola – quando la mattina parte per andare a scuola con gli occhi pieni di lacrime e le labbra che gli tremano. Di questo ringrazio chi con tanta leggerezza ci fa vivere in questa situazione”.

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