Erano 10 anni che il magnifico carrozzone di Richard O’Brien non tornava in Italia: The Rocky Horror Show, quarant’anni e non sentirli. Anzi 43, visto che lo spettacolo esordì nel West End londinese. Era il 1973. Due anni dopo le repliche a Broadway e Los Angeles Tim Curry, Susan Sarandon e lo stesso O’Brien interpretarono il film che sarebbe diventato cult, The Rocky Horror Picture Show. Ma in tutti questi anni il musical on-stage ha girato il mondo toccando 30 paesi e venendo tradotto in oltre 20 lingue.

Due fidanzati bussano alle porte di un tetro castello perché sono rimasti con la macchina in panne durante il viaggio per andare a trovare un loro vecchio professore del college. Ma ad accoglierli sarà l’ambiguo Dr. Frank-N-Furter e la sua banda di saltellanti svitati. Resisterà l’amore integerrimo tra i due ragazzi nel turbinio di iniziazioni carnali e folli esperimenti scientifici a tempo di musica? La scatenata opera rock nel suo mash-up di citazioni diede un’incredibile propulsione a ciò che sarebbe stata la cultura pop. E probabilmente anche il soffio di vita necessario al burlesque che oggi va tanto di moda. Riecheggiano nei testi vecchi eroi dei fumetti come Flash Gordon e la fantascienza delle invasioni aliene nei b-movies, ci s’immerge nella parodia dell’horror gotico come il Frankenstein di Mary Shelley ma il collante che tiene insieme il tutto è fatto di musica e trasgressione. Sessualità e parodie si schiacciano sull’acceleratore per uno show che è rimasto ineguagliato nonostante le oltre 40 lune.

La nuova avventura italiana di Frank-N-Furter, al Teatro Sistina di Roma dal 29 novembre al 4 dicembre, più che ai piedi del palco già inizia dalla fila all’ingresso con i suoi seguaci accorsi per il ritorno del Re dei Musical. I fan più coriacei nel foyer a farsi scappare dal paltò collant e giacche ottocentesche in tono, ma con un pudore contenuto nettamente diverso dai cosplayer filonipponici e “cinecomici” armati di aggeggi per selfie che ogni tanto s’incontrano quando c’è un loro evento. Il Rocky-Horror-addicted si scalda sulla sua poltrona e usa la luce dello smartphone come gli accendini dello scorso millennio ai concerti. Al ritmo di Over At The Frankenstein Place lo fa ondeggiare al cielo seguendo il ritmo della ballad con le braccia, per poi alzarsi a ballare con Sweet Travestite coinvolgendo i vicini di posto negli altri brani, fino all’apoteosi dell’intramontabile Time Warp. Un genere di festa del ritmo che solo un grande musical può regalare.

Rigorosamente in inglese, per una volta scordiamoci certe improbabili traduzioni per musical. In questa versione proposta al pubblico italiano si segue la classica messa in scena del Rocky Horror. Se nel cast il compunto Philip Franks nel ruolo del narratore/criminologo spiccica più di qualche parola anche in italiano per flirtare con gli spettatori che gli anticipano le battute dal loggione, Liam Tamne ci amoreggia ancor di più. Leader dello Show, impacchettato tra corsetto e calze a rete, domina dai suoi tacchi con potenza e qualità vocali tali da mettere brividi su certi vibrati. Ma le punte più sconvolgenti sono le estensioni e l’interpretazione della Janet Sophie Linder-Lee, un talento purissimo che con quel canto può far planare anche lo spettatore dal cuore più sordo. L’allegria contagiosa la offrono Christian Lavercombe con il suo Riff Raff e il ginnico e ingenuo Rocky di Dominic Andersen. L’ingobbito servitore del “dolce travestito” rivive esattamente la dimensione che quarant’anni fa gli dava O’Brien: scattosamente rock, irresistibilemnte infido e di una esecuzione canora diamantina, ma aggiungendoci una punta d’ironia. Sotto la regia di Christopher Luscombe restano inalterate le emozioni che film, dischi, e palcoscenico hanno accompagnato e aumentato l’esercito di aficionados.

Ancora per oggi il Rocky Horror spetta a Roma, ma dal 6 al 10 sarà al Teatro Rossetti di Trieste. E dal 13 fino a capodanno a Oxford per completare il tour europeo. Sano e trasgressivo divertimento assicurato, anche se alla prima italiana non si sono esibiti nel Mannequin Challenge come in questa clip. Ma come si dice, domani, anzi il 6, è un altro giorno.

Articolo Precedente

Negrita, Pau tra De André e riforma: ‘Voto No ma preferivo il referendum Monarchia/Repubblica’

next
Articolo Successivo

The Last Guardian, il compositore Takeshi Furukawa e il segreto delle musiche per videogame

next