“Ora sentiamo la responsabilità di portare avanti una storia, la nostra”. Hanno fatto studi tra loro diversi, ma hanno sempre amato la campagna. Fino a prendere in gestione un vigneto, ciliegi, campi coltivati ed una stalla. Sono Elisabetta, Teresa e Francesca, rispettivamente audioprotesista, studentesse di Enologia all’Università di PadovaChimica e tecnologie farmaceutiche. Quel patrimonio fatto di terre e animali era l’azienda di famiglia, la Eredi Marcon di Mason Vicentino, in provincia di Vicenza. Prima era gestita dai genitori e dalla zia poi, da quando nel ’95 il papà è mancato, a portarla avanti sono state sole donne.

“Ogni giornata è diversa. Non ci annoiamo mai”

“Abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e investire in un settore sempre più mortificato e con un basso tasso di ricambio generazionale”, dicono prima di passare a raccontare le loro giornate. “In realtà sono tutte diverse fra loro, anche se dobbiamo sempre e comunque prenderci cura degli animali e della terra. Possiamo dire che non ci annoiamo mai”. E a queste tre ragazze, tra i 23 e i 30 anni, l’entusiasmo non manca.

“Ci svegliamo all’alba – racconta Francesca – per la mungitura del latte che poi diamo a un’azienda per produrre il formaggio Asiago. Poi pensiamo agli altri”. Perché oltre alle mucche ci sono gatti, cani, galli, galline, conigli, un asino e Reginaldo, un’oca. Tutti da compagnia, ognuno orgoglio delle loro proprietarie. Come lo sono anche i ciliegi della tipologia autoctona di Marostica. “Abbiamo in cantiere un progetto per avviare la produzione di uno yogurt a chilometro zero con la nostra frutta”, spiega Teresa, la più giovane. “E mi piacerebbe trovare un modo per trasmettere l’importanza di questo lavoro. Magari partendo dalle piccole cose: insegnare a riconoscere la frutta di stagione o capire come vivono gli animali”.

“Abbiamo in cantiere un progetto per avviare la produzione di uno yogurt a chilometro zero con la nostra frutta”

Passione e duro lavoro, ma anche voglia di innovare guardando oltre l’Italia. Per questo Teresa ha appena terminato un’esperienza di alcuni mesi in un vigneto francese. “Ho potuto costatare un approccio diverso da quello italiano – racconta –, avendo anche la conferma di quanto sia importante per le piccole tenute come la nostra saper fare un po’ di tutto. Incluso riparare i macchinari, le cui spese di manutenzione incidono non poco nel bilancio annuale”. Nella loro tenuta, le tre sorelle producono “due tipologie di vitigni autoctoni: Merlot e Cabernet: vendiamo l’uva alla cantina di cui siamo socie e da lì fanno il vino. E abbiamo acquistato ulteriori quote regionali per inserire anche un bianco e sono andata in Francia per imparare di più”.

“Dispiace che il settore agricolo sia, a volte, ingiustamente disprezzato o sottovalutato”

A volte, però, le norme complicano la gestione delle attività per i piccoli imprenditori. Come nel caso della vendemmia. “Vorremmo invitare i nostri amici a farla con noi come si faceva un volta – dice Francesca – ma non possiamo perché rischiamo una multa se non dimostriamo di pagarli. Siamo contro lo sfruttamento e una legge per impedirlo è giusta, ma si dovrebbe trovare una soluzione su questo aspetto”.

E anche il tema dei fondi europei è spesso un ostacolo per i giovani imprenditori agricoli: “Gli investimenti da proporre per avere accesso ai finanziamento, anche i più bassi, si aggirano intorno ai venticinque mila euro – spiega Elisabetta –. Per ora non facciamo debiti, ma è difficile pensare di poter vivere in tre senza fare investimenti”. Il futuro, quindi, lo vedono a contatto con la natura. “Io non riuscirei a lavorare in un ufficio, questo è il lavoro più bello del mondo – conclude Teresa –. Mi dispiace che il settore agricolo sia a volte disprezzato o sottovalutato. Anche perché dovremmo difendere la varietà e la qualità del nostro cibo”.

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