In Campania tira brutta aria per l’eolico: la Regione continua la battaglia contro il “proliferare di pale” ritenute dannose per il paesaggio e il turismo. Dopo una serie di provvedimenti ad hoc, l’amministrazione ha infatti ora pubblicato sul bollettino ufficiale due delibere che limitano fortemente l’installazione di nuove turbine: una definisce i criteri per l’individuazione di una serie di aree non idonee all’installazione di impianti con potenza oltre i 20 chilowatt e una riguarda la valutazione degli impatti cumulativi. Secondo le associazioni del settore si tratta di un vero e proprio “blocca eolico”, in primis perché la soglia dei 20 kW per un impianto è il minimo vitale. Di fatto, sostengono le aziende, è come mettere un divieto tout court a realizzare nuove pale.

La Regione “ha pressoché inibito l’intero territorio regionale rispetto a nuove possibili installazioni e ha introdotto una serie di divieti completamente avulsi dal quadro normativo comunitario e nazionale di riferimento”, commenta a ilfattoquotidiano.it Agostino Re Rebaudengo, presidente di Assorinnovabili. Dal canto suo la Regione è invece convinta delle proprie ragioni, ritenendo che il moltiplicarsi delle turbine danneggi il paesaggio locale, con conseguenze negative anche su turismo ed economia. “Abbiamo posto fine alla indiscriminata proliferazione di torri eoliche dopo decenni di assordanti silenzi e mancate promesse“, commenta il consigliere regionale del gruppo De Luca presidente, Carlo Iannace.

In realtà, la Campania non è nuova a queste decisioni: negli ultimi dodici mesi ci ha provato più volte a mettere un freno al settore. In attesa di queste due delibere, tramite la legge regionale 6 aprile 2016 (collegato alla legge di Bilancio), aveva già disposto una moratoria di 180 giorni sui nuovi impianti. A maggio il governo aveva poi fatto ricorso contro questa norma in quanto in “contrasto con i principi fondamentali della legislazione statale” e con “le norme costituzionali in materia di tutela del paesaggio e dell’ambiente”.

Di recente l’amministrazione ha anche approvato un altro provvedimento, un decreto dirigenziale, per mettere nuovi paletti alla realizzazione di nuove turbine, questa volta però nei “siti di importanza comunitaria” (Sic). Anche qui si ritrova la fatidica soglia dei 20 kW: “In tutto il territorio dei Sic la produzione di energia elettrica con turbina eolica a pala rotante è consentita esclusivamente con impianti inferiori a 20 kW”, si legge nel provvedimento. Ma non solo: il decreto ha anche carattere retroattivo, perché impone a posteriori la realizzazione di interventi per “minimizzare gli impatti sulle specie di chirotteri e degli uccelli funzionali agli habitat interessati all’impianto”, laddove sono già autorizzati e realizzati gli impianti eolici.

Interventi considerati dall’Associazione Nazionale dell’Energia Eolica (Anev) “estemporanei e schizofrenici” e che “hanno l’obiettivo di bloccare e rallentare clamorosamente i lavori delle aziende del settore eolico”. Per questo, l’associazione ha annunciato che “difenderà il settore nel suo complesso e le singole aziende impugnando ogni provvedimento che la Regione dovesse emanare e che risultasse contro legge”. Tuttavia la guerra a livello regionale alle energie “alternative” non riguarda solo la Campania e l’eolico. Anche la Sicilia ha approvato tempo fa una legge che dichiara raggiunti i limiti di recepimento di nuove turbine nella Regione, bloccando tutte le nuove istanze.

Quanto alle altre fonti rinnovabili, troviamo ad esempio la geotermia che è stata al centro del mirino della giunta toscana quando nel 2015 ha previsto una moratoria di sei mesi per le autorizzazioni. Anche in questo caso il governo intervenne impugnando la legge regionale ritenuta in contrasto anche con la normativa comunitaria. Ancora più in là con il tempo troviamo il Molise che nel 2014 ha presentato un’apposita proposta di legge per frenare lo sviluppo di impianti fotovoltaici, eolici e a biomasse.

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