Il giornalismo scientifico, soprattutto di marca italiana, sembra sposare un atteggiamento “militante-scientista” e cioè fa propria la missione di dar voce alla “Scienza”, invece di sintonizzarsi sull’interesse pubblico. Spesso i giornalisti invece di fornire ai lettori gli strumenti per un giudizio critico, e di contribuire a porre in un contesto le notizie che provengono dal mondo della scienza, diventano portavoce degli scienziati.

Ne parleremo sabato 3 dicembre al corso “Scienza, media e propaganda”, prendendo le mossa da racconto del caso del processo aquilano “Grandi Rischi”, per analizzare le criticità dell’informazione scientifica. Ancora più in dettaglio si mostrerà, in concreto, come certe distorsioni abbiano reso possibile raccontare sul piano mediatico un processo altro – il cosiddetto “Processo alla scienza” -, slegato da quello che effettivamente si stava svolgendo nelle aule di Tribunale. 

Nella seconda parte della lezione si indagheranno i rapporti tra medicina e mafie, con un focus sulla simulazione della follia per ottenere benefici di giustizia: chi sono i professionisti della salute che si prestano a “insegnare” ai boss di mafia le tecniche più evolute del disagio mentale e come funziona il sistema delle “carte dei pazzi”.

Vi aspettiamo.

Qui il programma completo dei corsi

 

La Repubblica tradita

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