A volte pure in un mondo pachidermico come quello dell’automobile, qualcosa si muove. Addirittura, come nel caso della Q2, ribaltando abitudini e smentendo luoghi comuni: disegnata dal centro stile di Ingolstadt, la nuova sport utility “piccola” di Audi è stata ingegnerizzata da Italdesign (che ha tirato fuori 70 prototipi prima della versione definitiva), costola del gruppo Vw nel nostro Paese. Quasi come dire, design tedesco e tecnologia italiana. Lo avreste mai creduto?

Ma questa è solo la prima delle sorprese. Perché anche l’estetica si stacca dai canoni di un marchio al quale spesso è stato rimproverato di fare auto molto simili tra loro. La critica, dunque, è servita: la Q2 sembra una piccola coupé dal tetto spiovente, con linee laterali tagliate e filanti. Il single frame anteriore evolve grazie a listelli tridimensionali e il posteriore ha “collo” incassato e “spalle” larghe come un giocatore di football americano. Insomma, una roba che non ti aspetti dai cultori del classico.

Ad avvalorare la tesi di trovarsi davanti a qualcosa di nuovo e #untaggable, questo lo slogan scelto per la nuova nata, ci sono poi le sensazioni al volante. Per sua natura costruttiva, auto del genere prediligono quasi sempre il comfort rispetto alle prestazioni. Questa invece, anche per merito della compattezza (è lungo 4,19 metri) e degli sbalzi molto corti, fa divertire. Pesa poco, è rapida nei cambi di direzione e nell’inserimento in curva, ha un motore brillante e uno sterzo sensibile e preciso.

Insomma, sembra di stare su una coupettina sportiva piuttosto che su una sport utility. Certo, l’oggetto della prova è stata la versione con motore 2.0 da 190 cavalli e dunque il top di gamma, a cui se si aggiunge pure il cambio automatico s-tronic a sei marce si dispone di un pacchetto divertente assai. Ma la filosofia resta quella: l’entry level, il 1.0 benzina tre cilindri TFSI da 116 Cv, ad esempio ha la medesima impostazione e un peso che supera di poco i 1.200 kg. Lecito dunque aspettarsi agilità e prontezza. Anche perché l’habitat naturale della Q2 rimane la città, nonostante disponga del sistema di trazione integrale elettronica Quattro Ultra: in questo caso, piuttosto che a cavar fuori da situazioni d’impaccio come buche e guadi, servirà a scaricare quanta più potenza possibile sull’asfalto. Decidendo autonomamente la sua attivazione, quando ce n’è bisogno.

Fuori c’è un’auto frizzante e sbarazzina, dentro invece una mini ammiraglia. Cruscotto e plancia sono classici e razionali, di ispirazione minimal, come quelli delle sorelle maggiori. C’è tutto quello che serve, anche se sistemato con discrezione: virtual cockpit, head-up display, retrocamera, schermo touch da cui gestire infotainment e interfaccia con gli smartphone. E una sim “embedded” integrata, per il traffico dati: il “sempre connesso” ormai è parte integrante dell’automobile, a partire da quella premium. Chiudono il cerchio la messe di sistemi di assistenza alla guida, il portellone elettrico e uno sfizio come il led retroilluminato a disegnare i contorni della parte bassa della plancia lato passeggero: il colore cambia, un pò come l’umore.

Il modello: si tratta di una vettura inedita per Audi, una sport utility di taglia piccola che va ad integrare la gamma del costruttore tedesco
Dimensioni: lunghezza 4,19 metri, larghezza 1,79, altezza 1,51 metri
Motori benzina: 1.0 TFSI da 116 Cv, 1.4 TFSI da 150 Cv, 2.0 TFSI da 190 Cv
Motori diesel: 1.6 TDI da 116 Cv, 2.0 TDI da 150 e 190 Cv
Prezzi: a partire da 25 mila euro
Ci piace: l’estetica che si distacca in parte da quella classica, la dinamica di guida, le molte personalizzazioni disponibili
Non ci piace: plancia e cruscotto sono un tantino classici, su un’auto del genere si poteva osare qualcosa in più

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