Italiani che vogliono mandare via gli stranieri; italiani che speculano sulla disperazione degli stranieri. Ma anche stranieri che speculano sulla disperazione dei loro connazionali. Situazioni diverse e contraddittorie tra loro che convivono nello stesso quartiere, spesso anche nello stesso palazzo. Succede in via Padova a Milano. Decine di appartamenti della zona, infatti, sono di proprietà di italiani. Il loro obiettivo è guadagnare il più possibile da questi alloggi. Per questo, non affittano a un nucleo familiare ma a posto letto, al prezzo di 100-200 euro al mese. Molte persone arrivate da poco in Italia accettano di vivere in otto dentro appartamenti da 50 metri quadrati. In questo modo i proprietari guadagnano fino a 1200 euro al mese per un bilocale. Secondo le agenzie immobiliari della zona, però, il prezzo di mercato degli affitti non va oltre i 700 euro. “In queste case si vedono solo tanti materassi buttati sul pavimento – racconta chi ci è entrato – per i mobili non c’è spazio”. Ma molti proprietari sono stranieri e il meccanismo è lo stesso, con una rigida divisione: i sudamericani affittano a sudamericani, gli egiziani solo a egiziani e i cinesi ad altri cinesi. Indipendentemente dalla nazionalità, molti degli inquilini di questi alloggi fatiscenti spacciano al parchetto di via Padova. I proprietari lo sanno ma fanno finta di niente. Basta camminare pochi minuti dalle sei del pomeriggio in poi per essere fermati. La domanda è sempre la stessa: “Coca o fumo?”. Una situazione particolare la vive, infine, via Cavezzali, una piccola via 200 metri dopo il parchetto. Al civico 11 c’è un grosso palazzo di nove piani. Anche qui gli appartamenti sono abitati da spacciatori e prostitute. A fare da intermediario tra i proprietari e gli inquilini c’è un uomo italiano. “E’ il boss del palazzo – raccontano alcuni abitanti – Più stranieri butta dentro gli alloggi, più ci guadagna. Dice ai proprietari di averli affittati a due persone ma in realtà ci vivono in quattro”. L’Esercito che arriverà in via Padova troverà questa situazione. “I militari stanno in strada, non vanno a controllare gli appartamenti – racconta un residente – Se non si spaccia in strada, si spaccia nelle case”

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