Nel ’62 François Truffaut aveva trent’anni, soltanto tre film da regista all’attivo e un vivace background da critico sui Cahiers du Cinéma quando Alfred Hitchcock accettò di farsi intervistare da lui in una lunga conversazione che avrebbe fatto la storia del cinema. Tradotto da Helen Scott, quel confronto fiume diventò un libro nel ’66. In quei quattro anni tutto il tempo speso a riordinare il materiale venuto fuori da otto giorni d’incontri con il maestro della suspense forse costò un film al regista francese, ma ne valse la pena perché Il cinema secondo Hitchcock è ancora oggi il miglior testo per studiare e scoprire il cinema.

“Grazie a quel libro ci radicalizzammo come registi: fu come se qualcuno ci avesse tolto un peso dicendoci: possiamo sfruttare quest’occasione. Possiamo cominciare”. Lo dice uno dei più eminenti lettori di quel libro, il neo-settantaquattrenne Martin Scorsese, che dal suo divano antracite parla di Hitch e del suo modo di fare cinema soprannominandolo “segugio del cielo” per le inquadrature onniscienti di Uccelli.

Lo ha chiamato in causa Kent Jones, che per la prima volta ha messo insieme materiale fotografico e incisioni originali dall’intervista utilizzando come commentatori d’eccezione una selezionata rosa di cineasti contemporanei. Tutti di diversi stili, generi e generazioni, ma con lo stesso denominatore comune: conoscere e amare Hitchcock, Truffaut e il loro libro.

È nato così il documentario Hitchcock/Truffaut. Sono accorsi partecipando al progetto Wes Anderson, Arnaud Desplechin, Paul Schrader, James Grey, David Fincher, Olivier Assayas, Kiyoshi Kurosawa e non solo. Ognuno, a proprio modo, discepolo dei due registi. Dalla geometria delle inquadrature alla lenta rivelazione di personaggi e nodi narrativi, dal calore del film d’arte all’artificio del cinema commerciale, i registi di oggi hanno portato davanti alla cinepresa di Jones le loro testimonianze su quella moderna grammatica filmica che sta alla base di tanto cinema contemporaneo.

Il confronto tra i due geni non era limitato alla matematicità di Hitch nell’intendere spazio e tempo cinematografico contro l’amorosa passione di Truffaut, ma si ramificava in una continua integrazione tra i due: tra controllo del cinema e trasformazione della materia umana. Entrambi i giganti arrivavano a catturare il pubblico in un gorgo di emozioni, ma resta ancora magico come ci arrivassero entrambi percorrendo vie diametralmente opposte. Per questo motivo quella lunga chiacchierata che divenne anche amicizia è la perfetta sintesi di due mondi. Due modi d’intendere cinema e racconto. Due modi per intrattenere e far vibrare. Probabilmente i migliori di sempre.

Adesso il documentario distribuito ad aprile come evento cinematografico da Nexo Digital e Cinema di Valerio De Paolis è approdato alla versione DVD per chiudere il cerchio su quel lavoro iniziato con l’incontro del 1962. Già il film di Jones, in sé per sé, è un compendio video del libro del regista parigino e dell’opera hitchcockiana, ma in homevideo si aggiungo gli extra a concedere interessanti approfondimenti su Nodo alla gola e Notorious tra suggestioni e annotazioni dei registi presenti nel doc. Non solo. In altri capitoli Richard Linklater racconta il mondo di Truffaut, mentre Peter Bogdanovich, l’unico ad aver lavorato con Hitch, ne rivela alcune curiosità, come quelle sulla prima retrospettiva a lui dedicata nel ’63 al MoMa di New York.

E per non farsi mancare nulla, c’è anche l’intervista integrale di Noah Baumbach a Kent Jones in occasione della presentazione americana di Hitchcock/Truffaut nel 2015. Oddio, per non farsi mancare davvero nulla si dovrebbero vedere per davvero i capolavori di Hitchcock più quelli di Truffaut, ma se non lo avete ancora fatto documentario e libro saranno una buona guida per iniziare.

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