Corruzione finalizzata ad avere vantaggi elettorali sulla sfondo del centro richiedenti asilo più grande d’Europa: quello di Mineo, in provincia di Catania. È questo il reato ipotizzato dai magistrati a carico di Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura e leader del Nuovo Centrodestra in Sicilia. Per l’esponente del partito di Angelino Alfano la procura di Catania ha infatti emesso un avviso di conclusione delle indagini, che di solito è preludio di una richiesta di rinvio a giudizio.

“Dopo 18 mesi da quando sono stato indagato, adesso potrò dare le mie spiegazioni, chiarirò all’autorità giudiziaria puntualmente la mia posizione ed il mio comportamento così come dimostrato nelle sedi istituzionali improntati a massima trasparenza, rigore e correttezza”, ha detto Castiglione finito indagato in quella che è la costola siciliana dell’inchiesta su Mafia capitale. L’attenzione dei magistrati etnei infatti si è concentrata sulla gara d’appalto da quasi 100 milioni di euro per la gestione del Cara di Mineo. Oltre alle indagini sul sottosegretario, la procura catanese ha chiuso anche quelle a carico di Luca Odevaine, uomo di Mafia capitale nel business dell’accoglienza, di Anna Aloisi, sindaco di Mineo, di Paolo Ragusa, ex presidente di Sol Calatino, la coop che gestiva il Cara, e di Giovanni Ferrera, ex direttore del consorzio Calatino Terra d’Accoglienza: sono tutti indagati a vario titolo per corruzione finalizzata ad acquisire vantaggi elettorali e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Nel giugno del 2015 l‘appalto per la gestione del Cara di Mineo era stato bloccato dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, che lo aveva bollato come un “abito su misura”. A vincerlo, un anno prima, era stata l’associazione temporanea d’imprese Casa della Solidarietà, che metteva insieme aziende legate ad ambienti politici di centrodestra e di centrosinistra: dal consorzio Sisifo, iscritto a Legacoop, a Senis Hospes e La Cascina, vicine a Comunione e Liberazione, fino al consorzio Sol Calatino e alla Pizzarotti di Parma, proprietaria del residence degli Aranci, utilizzato per ospitare i richiedenti asilo. Nel frattempo, però, era scoppiata l’inchiesta della procura di Roma su Massimo Carminati e Salvatore Buzzi e in manette era finito anche Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni in Campidoglio: è proprio lui a tirare in ballo Castiglione, che da presidente della provincia di Catania aveva presieduto il consorzio dei comuni della zona, dove nel 2011 era nato il centro richiedenti asilo.

”Castiglione – ha raccontato Odevaine ai magistrati – non mi disse esplicitamente che Sisifo doveva vincere la gara, ma io capii perfettamente anche perché accompagnandomi all’aeroporto mi disse che Sisifo era per lui il gruppo più adatto a gestire Mineo; mi disse che erano cooperative di centrosinistra e quindi lui non aveva un interesse politico, ma li promuoveva perché li considerava capaci. Mi disse anche che vi era una esigenza politica primaria di favorire cooperative operanti sul territorio”. In realtà un beneficio il sottosegretario dalla gestione del Cara lo avrebbe avuto ed è sempre Odevaine a raccontarlo ai magistrati. “Il vantaggio che ha avuto Castiglione – dice – è di natura elettorale. Sostanzialmente possiamo parlare di scambio di voti“. Dopo l’apertura di Mineo, infatti, la zona del Calatino, intorno al centro richiedenti asilo, cambia radicalmente convinzioni politiche. “Castiglione – continua Odevaine – aveva preso il posto di suo suocero, il senatore Firrarello. I comuni del consorzio più o meno di centrosinistra, diventano, tranne uno, di centrodestra”. Come documentato dal fattoquotidiano.it, infatti, l’appalto per la gestione del Cara, non ha solo un valore economico: al contrario la nascita del centro crea dal nulla centinaia di posti di lavoro che in tempo di elezioni si trasformano in voti. “Il tema fondamentale di tutta questa vicenda – ha spiegato sempre Odevaine – sono le assunzioni di personale. Quella struttura è diventata l’industria più grande della zona, l’Ikea sta a 20 chilometri e ha 150 dipendenti, attualmente il centro di Mineo ne sta occupando 400 tra una cosa e l’altra: in un’area dove 50 voti eleggono un sindaco. A livello nazionale credo che il Ncd ha preso il 3 o 4 per cento, in quella zona ha preso il 40 per cento”.

Secondo le accuse, dunque, il sottosegretario di Ncd riesce a trasformare il centro richiedenti asilo in una sorta di massiccia macchina elettorale. E non è un caso che – sempre secondo Odevaine – ad ogni nuova assunzione al centro, “tutti i sindaci appartenenti al consorzio si sono riuniti con Paolo Ragusa per spartire il numero delle assunzioni da fare”. Del resto anche Anna Aloisi è un ex collaboratrice del Cara, poi eletta sindaco di Mineo con il Nuovo Centrodestra, il partito del ministro Alfano che in pochi mesi diventa fortissimo nella zona. Una prova di forza è arrivata nel maggio del 2014, poco prima che venisse bandita la gara d’appalto da 100 milioni per la gestione di Mineo: Giovanni La Via, ex assessore regionale all’Agricoltura di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, viene eletto europarlamentare con più di 56mila preferenze. Nel suo partito è il primo degli eletti a Bruxelles: prende addirittura diecimila voti in più rispetto a quelli raccolti da Maurizio Lupi, che all’epoca era ancora ministro. Si dimetterà alcuni mesi dopo a causa dello scandalo sulle Grandi Opere nonostante non figurasse tra gli indagati. Una sorte opposta rispetto a quella del sottosegretario Castiglione: la procura potrebbe chiederne presto il rinvio a giudizio ma lui rimane saldamente al suo posto.

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